Quando Benedetto XVI salì al Soglio Pontificio, i vincoli che gli Araldi del Vangelo e il loro fondatore avevano con il Successore di San Pietro diventarono indissolubili. In recenti visite a lui in Vaticano, è stato possibile confermare la forza di questa unione di persone e di missione.

Un vincolo che dura e si fortifica

Il 29 novembre scorso, Benedetto XVI ha ricevuto due sacerdoti Araldi del Vangelo: Don Alex Barbosa de Brito e Don Antônio Guerra de Oliveira Júnior.

Questo era il terzo incontro degli Araldi con Benedetto XVI da quando egli ha dato inizio alla vita di raccoglimento nel Monastero Mater Ecclesiæ. 

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, fondatore degli Araldi, cullava da tempo il desiderio di offrire a Benedetto XVI un calice liturgico simile a quelli utilizzati dagli Araldi del Vangelo, affinché il Papa avesse presente le intenzioni della loro opera nella celebrazione della Santa Messa. La prima delle visite, fatte dai sacerdoti Ramón Ángel Pereira Veiga e Carlos Javier Werner Benjumea, è avvenuta il 1° agosto 2017 e aveva come obiettivo la consegna di questo filiale dono a Sua Santità.

Fin dall’inizio, salutandoli, Benedetto XVI li ha tenuti teneramente per mano, manifestando un’affabile accoglienza. I sacerdoti hanno commentato che lo scopo del dono era di ringraziare Sua Santità per l’approvazione pontificia concessa nel 2009 che ha fortificato spiritualmente tutta la famiglia degli Araldi in attività, case e vocazioni. 

Mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Papa Benedetto, intervenendo alla conversazione, ha così commentato: “Siete molti, siete un esercito!”, sottolineando in questo modo le numerose vocazioni e l’integrità di vita degli Araldi, altro aspetto particolarmente apprezzato da Sua Santità, il quale, con sguardo espressivo, ha esclamato: “Questa è la cosa più importante!”.

La privilegiata memoria che sempre ha caratterizzato Benedetto XVI non è venuta meno con il passare degli anni, infatti lui stesso ha ricordato con gioia la storica Celebrazione Eucaristica che vide la canonizzazione di Sant’Antonio di Sant’Anna Galvão, il 11 maggio 2007 all’aeroporto paulista Campo de Marte, dove centinaia di araldi avevano collaborato nelle funzioni liturgiche. “Mi ricordo di San Paolo”, ha commentato. “Là l’evangelizzazione è carente a causa della proliferazione delle sette”. 

Tale evento si è così profondamente impresso nel cuore del Sommo Pontefice, che nel 2010, ha dichiarato nel suo libro-intervista Luce del mondo: “Si vede che il Cristianesimo, in questo momento, sta anche sviluppando una creatività totalmente nuova. In Brasile, per esempio, da un lato si registra una forte crescita delle sette, frequentemente molto equivoche, perché promettono essenzialmente ricchezza e successo esteriore; dall’altro, si assiste anche a grandi rinascimenti cattolici, un fiorire dinamico di nuovi movimenti come gli Araldi del Vangelo, giovani pieni di entusiasmo per aver riconosciuto in Cristo il Figlio di Dio e desiderosi di annunciarLo al mondo”.

La conversazione si è poi concentrata sul tema delle dimissioni di Benedetto XVI dal Soglio Petrino. Mons.  João e tutti i suoi figli volevano ringraziare l’atteggiamento del Santo Padre di rimanere in raccoglimento, soffrendo e pregando per la Chiesa come un modo di testimoniare la sapienza della Croce. I sacerdoti gli hanno ricordato che il loro  fondatore ha anche lui sentito la necessità di toccare il cuore di Dio con una vita di orazione più intensa e, specchiandosi nel gesto coraggioso del Romano Pontefice, ha fatto lo stesso per pregare per la Santa Chiesa, per lui stesso, Benedetto XVI, e per l’opera degli Araldi del Vangelo.

Muovere il cuore di Dio, gli hanno detto, è più importante che muovere il cuore degli uomini. Al che egli ha risposto: “Muovere il cuore di Dio è il modo più efficace di muovere il cuore degli uomini”. 

In una lettera diretta al Santo Padre, riguardante la sua rinuncia Mons. João così si esprimeva: “Mi permetta, Vostra Santità, di comunicarvi figlialmente un segreto: vedendovi salire al Soglio Pontificio, la grazia divina già mi faceva intuire che la vostra persona era quella di un uomo provvidenziale per il nostro tempo. È vero che un evento mi ha lasciato perplesso in relazione a questa prospettiva: la rinuncia di Vostra Santità all’esercizio attivo del ministero petrino. Senza comprenderne le ragioni, fui sostenuto dalla fiducia che l’Onnipotenza Divina vi riservava per disegni superiori. A quel tempo ero già nel bel mezzo di un’altra grande perplessità: da tre anni ero debilitato da una terribile malattia, che mi ha sottratto considerevolmente le forze fisiche, togliendomi una capacità datami in dono da Maria Santissima per far fiorire il carisma che il suo Divino Sposo mi aveva concesso: il dono della parola. Di conseguenza, sono stato ricompensato da un aumento di un dono superiore: la fede nella vittoria della Santa Chiesa. Perciò, seguendo il paterno esempio di Vostra Santità, mi sono visto nella contingenza di rinunciare al comando effettivo della mia fondazione allo scopo di ottenere, in raccoglimento e preghiera, da Dio la perpetuità di quest’opera davanti alle burrasche che si avvicinavano”.

Mentre questo veniva trasmesso a lui, il Papa ha spalancato bene gli occhi e ha annuito: “Sì, pregherò. Voi siete molto importanti per la Chiesa”.

Tuttavia, i legami di amicizia tra loro, non si limitano soltanto a queste espressioni di molta riconoscenza. Infatti essi sono legati da un’unione profonda, come Mons. João cerca di rendere esplicito nella sua ultima lettera: “Per qualche misterioso motivo – forse Vostra Santità lo sa discernere meglio – mi sento intimamente unito a Vostra Santità nella mia stessa missione e vocazione. Per questo, prego incessantemente per Vostra Santità, perché è come se pregassi in qualche modo per me stesso. Forse il futuro chiarirà meglio questo mio sentimento interiore”.

Le relazioni tra Benedetto XVI e Mons. João sono sempre state caratterizzate da un alto senso ecclesiale da entrambe le parti, e dal vincolo affettivo che si sviluppa nelle amicizie alla cui origine è Dio stesso.

La seconda visita si è svolta in occasione del 91° compleanno di Benedetto XVI, in cui gli Araldi del Vangelo hanno voluto esprimere la loro vicinanza consegnandogli un ricordo un busto della Madonna di Fatima come quelli dell’Apostolato dell’Icona, che ogni mese visitano migliaia di famiglie in tutto il mondo. Tale privilegio è toccato ai sacerdoti Mario Beccar Varela Amadeo e Carlos Javier Werner Benjumea.

Dopo averli salutati con bontà, Papa Benedetto ha ricevuto l’icona visibilmente toccato dall’invocazione di Fatima e, rivolgendosi a Mons. Gänswein, gli ha detto: “Dobbiamo trovare un posto dove metterla nel nostro appartamento”.

Insieme all’icona i sacerdoti hanno regalato una copia dell’opera di Mons. João sul suo maestro e formatore: Plinio Corrêa de Oliveira. Un profeta per i nostri giorni, che riassume l’esistenza, l’operato e la vita mistica del leader cattolico brasiliano. Con un gesto compiaciuto il Papa ha dimostrato di aver presente di chi si trattava e, sfogliando subito il libro, si è soffermato su una foto del Dr. Plinio mentre proferiva un discorso. “Corrêa de Oliveira, un nome che tutti i Vescovi del Brasile conoscevano bene”, ha aggiunto Sua Santità.

Nel momento dei saluti e della benedizione finale  Papa Benedetto ha ringraziato i Sacerdoti affermando: “Sono molto grato per tutto”.

In occasione di questa nuova visita, Don Alex Barbosa de Brito e Don  Antônio Guerra de Oliveira Júnior, hanno consegnato a Sua Santità un rosario speciale unito ad una missiva di Mons João in cui spiegava il significato del dono: “Attraverso i miei figli, desidero offrirVi questo rosario tutto bianco, simbolo della misericordia di Dio, perché è Lui che può trasformare il rosso scarlatto nel candore della lana e della neve (cfr. Is 1, 18)”. 

Vedendolo, Benedetto XVI e Mons. Gänswein hanno reagito all’unisono, elogiando la sua bellezza e affermando che si trattava di un tesoro. L’intenzione era quella di offrire qualcosa che, appartenendo alla terra, in qualche modo toccasse il Cielo, essendo destinato a Sua Santità. Al che egli ha sorriso e risposto: “Particolarmente prezioso non tanto per il valore materiale ma soprattutto come dono spirituale”.

Quando è giunto il momento di salutare, essi si sono inginocchiati per ricevere la benedizione. Alla ricerca di termini che definissero le impressioni colte durante la visita, uno dei sacerdoti ha commentato: “Stare di fronte a Vostra Santità in un momento come questo è come trovarsi di fronte a un ‘mistero’  nel senso liturgico della parola; di un ‘sacramento’ che dà forza e gioia per andare avanti!”

Benedetto XVI li ascoltava con paterna condiscendenza. Essi hanno chiesto di includere tutti gli Araldi del Vangelo e Mons. João nelle sue preghiere, ed egli  ha acconsentito, e, stringendo la mano a entrambi i sacerdoti, ha detto prima di benedirli: “Mi piacciono molto gli Araldi!”

Uniti a Pietro, non c’è nulla da temere

I giorni di incertezza, confusione e abbandono della Fede in cui viviamo richiedono a coloro che si sono posti sotto la bandiera del Supremo Generale degli eserciti del bene una particolare assistenza della grazia per perseverare fino alla fine nella buona battaglia.

Nel mezzo di queste lotte, contare sul sostegno di una persona così legata alla sfera soprannaturale come Benedetto XVI, rinvigorisce la nostra certezza che presso la Vergine Immacolata non c’è nulla da temere. Impetrare, uniti a Pietro, la piena realizzazione dei disegni della Provvidenza su quest’opera è una grande consolazione.

In tal modo, queste incoraggianti parole del Primo Papa ci  sono rivolte ancor oggi tramite i suoi Successori: “E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia”. (II Pt 3, 13). Ecco la meta che ci unisce alle speranze di Sua Santità Benedetto XVI: la trasformazione di tutte le cose per mezzo dell’unione tra il Cielo e la terra, che verrà quando il regno di Maria diventerà effettivo sui cuori e sul mondo.

Tuttavia, gli sforzi umani sono insufficienti in se stessi per realizzare i prodigi della grazia che questo cambiamento deve comportare. Sarà possibile solo quando Maria Santissima dirà nuovamente fiat!, e, rispondendo alla sua voce melodiosa e armoniosa, un nuovo regime di grazie si stabilirà sulla Sposa Mistica di Cristo, defluendo dalla sorgente più pura e cristallina: il suo Cuore Immacolato!

Sintesi dell’articolo: Benedetto XVI riceve gli Araldi del Vangelo