Intervista a madre Stefania Costarelli, badessa del monastero benedettino Santa Caterina di Monte San Martino, in provincia di Maceratada Milena Castigli – ULTIMO AGGIORNAMENTO 0:01Aprile 3, 2021

“Il Sabato Santo è definito il giorno del grande silenzio, non si celebra l’Eucaristia ma c’è solo la preghiera liturgica delle Ore che scandisce l’attesa del grande evento della Resurrezione di Gesù che celebreremo nella Veglia Pasquale”. Lo spiega a In Terris madre Stefania Costarelli, badessa del monastero benedettino Santa Caterina di Monte San Martino, in provincia di Macerata.
Il monastero di Santa Caterina
L’origine del monastero è antichissima. L’intitolazione a Santa Caterina, può essere fatta risalire al culto agostiniano, particolarmente devota a tale Santa, che è attestato nella zona, dalla seconda metà del XV secolo. Attualmente la struttura continua ad ospitare una numerosa comunità di religiose, che seguono la regola di San Benedetto dell’Ora et labora in ossequiosa clausura, dedite a molte attività artigianali, tra cui il ricamo, l’agricoltura e soprattutto la pittura di icone.

L’intervista a madre Stefania Costarelli
Madre Stefania, sono molti anni che vive nel monastero. Come ha scoperto la Sua vocazione?
“La vocazione l’ho sentita presto, a 16 anni, anche se non l’ho subito capito. Stavo frequentando il terzo anno di un istituto tecnico commerciale, non c’era nulla che mi soddisfacesse, che mi riempisse. Avevo anche un fidanzatino, sono oltre 41 anni che sono in monastero, quindi bisogna tenere conto anche di come era il rapporto con un ragazzo allora, ma sentivo che non era per me. Ho terminato le superiori, sempre insoddisfatta e ho pensato che la mia strada potesse essere una vita missionaria per gli altri. Ho provato, ma nemmeno questo andava. Ho quindi iniziato il lavoro presso uno studio medico, attraverso persone amiche ho conosciuto questo monastero dove sono ora. Incontrando la madre abbadessa di allora e le monache, ho scoperto la loro vita, la preghiera e il servizio a Dio e ai fratelli in una maniera nascosta e silenziosa e ho compreso che era la mia vocazione. Mi sono sentita a casa, pienamente appagata, anche se è stato un cammino di distacco dal mondo faticoso. La mia forza era la preghiera. La vita di una monaca è come quella di una radice: una pianta è bella e rigogliosa se le sue radici stanno bene. Quindi mi sentivo al mio posto”.
Come si svolge la vostra giornata nel monastero?
“La nostra giornata è ritmata dalla preghiera e dal lavoro perché viviamo la regola di San Benedetto Ora et labora (prega e lavora). Ci alziamo alle 5, alle 5.30 diciamo l’ufficio delle letture e le lodi, alle 8 abbiamo la messa, tra le lodi e la messa c’è un’ora di lectio divina personale, di solito sul Vangelo del giorno. Dopo la messa una delle ore minori, l’ora terza, durante la colazione. Poi ognuna si dedica al suo lavoro: la coltivazione dei campi, il ricamo, la pittura delle icone, la cucina, la pulizia dei locali, l’accoglienza degli ospiti, anche se ora è molto più limitata. Si conclude alla sera alle 22 con la compieta. Durante il giorno andiamo a pregare sette volte: lodi, mattutino, terza, sesta, nona, vespro e compieta. Questi momenti sono per noi come le arcate di un ponte che lo sostengono”.
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