
«Ah, se non ci fosse Lei che mi sostiene nei combattimenti, nelle tentazioni, nelle prove!».
Parlare del privilegio mariano dell’Immacolata Concezione significa sottolineare nello stesso tempo in Maria l’esenzione dal peccato originale e la sua pienezza di grazia. Ciò si è attuato in Lei, perché è stata preredenta, ossia le sono stati applicati anticipatamente i meriti della redenzione operata da Cristo.
Per l’esenzione dal peccato originale, l’Immacolata è anche l’emblema della vittoria assoluta su Satana, su tutto l’inferno, sulle passioni e concupiscenze, che sono la triste eredità adamitica di ogni uomo. Ella non è mai stata sotto il dominio di Satana. San Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Mater, nel meditare sui passi mariani della Sacra Scrittura, ha potuto scrivere che «la Madonna, come “la piena di grazia”, è stata introdotta nel mistero di Cristo per essere sua madre, cioè la Santa Genitrice di Dio, per il tramite della Chiesa permane in quel mistero come la “donna” indicata dal libro della Genesi (Gen 3,15) all’inizio e dall’Apocalisse (Ap 12,1) al termine della storia della salvezza» (n. 24). E sia nel primo come nell’ultimo libro della Sacra Scrittura la si contempla in lotta contro il serpente (Gen 3,15) o contro il drago (Ap 12,4), identificato come «il serpente antico» (Ap 12,9). L’Immacolata è, perciò, colei che schiaccia la testa al serpente, il quale, però, le insidia il calcagno. «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15), aveva detto il Signore al serpente, rivelando la lotta incessante che ci sarebbe stata fino alla fine del mondo. La vittoria, dunque, è assicurata in partenza: «Questa ti schiaccerà la testa», ma la lotta è altrettanto sicura. Il Roschini, nel commentare il passo scritturistico del Genesi summenzionato, ha scritto: «Si noti che è talmente intima e diretta l’associazione di Maria Santissima alla lotta e alla vittoria sopra il serpente infernale (ossia l’associazione alla redenzione) che nella Volgata […] la vittoria stessa è attribuita immediatamente a Maria Santissima: “Essa ti schiaccerà il capo” (naturalmente per mezzo di esso, ossia del Figlio)» (1).
Anche se si volesse considerare l’altra «versione oggi più accreditata in esegesi biblica […] che attribuisce lo schiacciamento del capo del serpente alla “discendenza”»(2), in ogni caso permane sempre il valore di quella «“inimicizia” che ha impegnato ugualmente e direttamente la Madre e il Figlio nella lotta vittoriosa sul serpente» (3).
La vittoria di Cristo sul «principe di questo mondo» (Gv 12,31), dunque, è un aspetto essenziale dell’opera redentrice e non è certamente un caso se il Signore, prima di iniziare la vita pubblica, venne sospinto dallo Spirito nel deserto affinché fosse tentato dal diavolo (cf. Lc 4,2; Mc 1,13; Mt 4,1).
Se si considera la missione di Padre Pio, poi, è da indicare che essa, come Padre Benedetto da San Marco in Lamis, suo confratello e direttore spirituale, aveva chiaramente compreso già in seguito al fenomeno della trasverberazione sperimentata dal Santo il 5 agosto 1918, è stata caratterizzata da una particolare «vocazione a corredimere» (Ep. I, p. 1068). Anche gli ultimi tre predecessori di papa Francesco, ovvero il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in diverse occasioni, hanno chiaramente fatto menzione della missione di corredentore del Santo del Gargano. Padre Pio, dunque, come primo sacerdote stimmatizzato che la storia della Chiesa registri, è stato chiamato a cooperare con Cristo alla redenzione del genere umano, contribuendo, con la sua vita e con lo svolgimento del suo ministero sacerdotale, ad applicare alle anime i meriti della vita, passione, morte e risurrezione di Cristo.
Ebbene, anche nella vita spirituale di Padre Pio abbiamo, come si può comprendere dall’Epistolario, l’attuazione di un piano di lotta senza soste contro le potenze malefiche. Il Santo ha vissuto una continua rete di persecuzioni, di guerre e di assalti satanici che lo hanno sottoposto a dure e lunghe prove; «i demoni si presentavano a Padre Pio fin da bambino sotto le loro orribili forme» (4). Questo aspetto della sua biografia «occupa uno spazio di primo piano tra le pagine di quel genere letterario che si occupa del singolare scontro tra i santi e il demonio. Padre Pio è sconcertante nel tipo di conflittualità che ha dovuto affrontare con il nemico infernale» (5). Già prima della sua entrata in convento il nostro Santo seppe che avrebbe dovuto affrontare una dura e lunga lotta. È lui stesso, infatti, che, in virtù della santa obbedienza, descrisse a Padre Agostinouna impressionante visione premonitrice, avuta tre giorni prima dell’ingresso nel convento di Morcone (1903), con la quale comprese che era chiamato a lottare contro una persona infernale che gli fu rappresentata come «un uomo di smisurata altezza» (Ep. I, p. 1281). Tutta la vita di Padre Pio, dunque, è stata una battaglia senza tregua «su tutti i fronti e sotto ogni forma» (6) per santificare se stesso, per salvare e santificare quelle anime che a lui sono accorse non solo dall’Italia, ma anche dall’estero. Oltre a questo scenario di lotte durissime, però, prima della sua entrata in convento, il Santo ebbe anche la visione di Gesù e della Madonna che in tutta la loro maestà presero a incoraggiarlo e assicurarlo della loro predilezione e della loro assistenza continua in ogni combattimento da affrontare contro il nemico del genere umano (cf. Ep. I, p. 1284). Dunque, egli sarebbe stato potente nella potenza di Cristo – e in particolare della potenza della croce – e nella potenza dell’Immacolata, intimamente unita al Figlio. E in effetti nella sua vita è presente anche una continua vittoria sull’inferno e sulle potenze malefiche con la detestazione anche dell’ombra di peccato (7).
Alcune volte gli assalti dei demoni contro il Santo furono percepiti anche da altre persone, soprattutto nel convento di Foggia, tanto che il Padre provinciale per riportare la tranquillità in comunità diede obbedienza a Padre Pio di pregare il Signore affinché non ci fossero più manifestazioni sonore. Padre Alessandro da Ripabottoni, nel commentare la presenza di questo demonio “rumoroso” che sembra arrivato nel convento di Foggia assieme a Padre Pio, scrive: «La comunità di Foggia ne parla apertamente e gli ospiti, per questo motivo, prendono altre vie, perché i diavoli fracassoni fanno paura e si sta da loro alla larga; erano diavoli all’antica, buoni per quei tempi; oggi, invece, anch’essi aggiornati, sono diventati talmente silenziosi da far credere addirittura che siano spariti e così possono lavorare indisturbati, senza incutere spavento, in mezzo ad una numerosa clientela» (8).
Il legame tra l’Immacolato Concepimento della Vergine Maria e la lotta contro il nemico infernale si può trovare nell’Epistolario di Padre Pio nella corrispondenza che il Santo ha avuto con alcune sue figlie spirituali.
Ad Annita Rodete, infatti, che udiva alcune voci di cui non conosceva la provenienza, Padre Pio suggerì di ripetere la parola d’ordine: «Viva l’Immacolata sempre Vergine Maria!» (Ep. III, p. 57); oppure: «Viva Maria Immacolata!» (Ep. III, p. 93).
Come ricorda Padre Tarcisio, «a una sua figlia spirituale di Roma morta in concetto di santità» (9), il nostro Santo suggerì di inserire l’espressione “terrore dei demoni” nella giaculatoria in onore dell’Immacolata: «O Maria concepita senza peccato, terrore dei demoni, pregate per noi che ricorriamo a voi!» (10).
Se questi sono i riferimenti espliciti che collegano il privilegio dell’Immacolata Concezione alla lotta contro il demonio, quelli impliciti sono molti e Padre Pio, come si trova scritto nell’Epistolario, si sentiva molto «obbligato» (Ep. I, p. 224) «alla comune nostra Madre Maria» (ibidem) nel respingere le insidie del nemico, perché riconosceva che Dio aveva posto la causa della sua salvezza e l’esito della buona vittoria nelle mani della Madonna (cf. Ep. I, p. 576).
Nel periodo del soggiorno a San Giovanni Rotondo, Padre Pio rivelò diverse volte a Pietro Cugino, un suo figlio spirituale cieco che gli era molto vicino, la protezione che riceveva dalla Madonna. Una volta gli disse espressamente: «Ah, se non ci fosse Lei che mi sostiene nei combattimenti, nelle tentazioni, nelle prove!» (11).
Il 20 settembre 1961, poi, nei «tempi furenti dell’ultima e pesantissima prova che Satana gli aveva sferrata contro con rabbia furiosa e rovente, orchestrandola su di uno spartito che racchiudeva le più infamanti e orripilanti insidie che mente umana da sola non avrebbe potuto giammai concepire» (12), a Padre Tarcisio da Cervinara, che gli chiese quanto lungo ancora sarebbe stato l’«inferno» (13) che stava vivendo, Padre Pio rispose: «Figlio mio, ho messo tutto nelle mani della Madonna e la grazia la Mamma già me l’ha fatta: ignoro solo la scadenza!» (14).
Padre Pio metteva nelle mani dell’Immacolata anche il suo ministero di confessore. Questo Sacerdote stimmatizzato, prima di recarsi in sacrestia per le confessioni, si soffermava in preghiera dinanzi ad un’immagine dell’Immacolata e a Lei si affidava con un «mezzo gemito o sospiro d’amore» (15). Amministrare il sacramento della Confessione, significava, infatti, per Padre Pio adoperarsi per la salvezza delle anime, era, come egli stesso scrisse al suo direttore spirituale nella lettera del 3 giugno 1919, «prosciogliere i fratelli dai lacci di Satana» (Ep. I, p. 1145).
Il privilegio dell’Immacolato Concepimento significa, però, come ricordato all’inizio di questo articolo, pubblicato nel numero precedente, non solo esenzione dal peccato originale e vittoria contro il demonio, ma anche e soprattutto quella pienezza di grazia di cui la Madonna è stata ricolma. Anche questo aspetto del dogma trova il suo riscontro nella missione di Padre Pio. Il Santo del Gargano, infatti, attuava la vocazione a corredimere, non solo nella lotta contro il nemico infernale, ma anche e soprattutto secondo l’invito incessante di quella voce che assiduamente sentiva dentro di sé: «Santificati e santifica» (Ep. III, p. 1010). E l’Immacolata, che è priva di ogni macchia di peccato, proprio perché è la Piena di grazia, la «tutta santa» (Lumen gentium, n. 36), il modello «senza macchia e senza ruga» (ivi, n. 65) della Chiesa, deve aver influito notevolmente non solo nel suo cammino di santificazione, ma anche nella sua stessa missione.
Lo Stimmatizzato del Gargano, nelle lettere ai direttori spirituali, attribuisce alla Madonna l’appellativo “Immacolata” poche volte e quando lo fa è chiaro il riferimento alla vita di grazia. Nella lettera dell’8 dicembre 1914, giorno del 60° anniversario dalla proclamazione del dogma, scrive: «Colei che entrò nel mondo senza macchia ci ottenga dal suo Figliuolo la grazia di uscire da questo mondo senza colpa» (Ep. I, p. 514). Con questa sua espressione, Padre Pio ci fa comprendere che dopo aver contemplato la Madonna entrare nel mondo come un’«aurora consurgens» (Ct 6,9) – ossia come un’aurora sempre splendida di grazia e di innocenza –, nella consapevolezza di non averla potuta imitare nell’immacolatezza con la quale venne al mondo, vuole ottenere da Lei la grazia di uscirne senza colpa. Grazia importante, questa, per la salvezza eterna, perché all’uscita da questo mondo l’anima si presenta al giudizio di Dio.
Anche nel mese di agosto del 1915, nel contemplare la santità e la purezza della Madonna, probabilmente nella luce della sua assunzione al Cielo, si affida a questa Madre per la salvezza eterna. Scrive, infatti, a Padre Agostino: «La santissima Vergine […] con la sua purezza pieghi il cuore dell’Eterno a riguardarci sempre con occhio di paterna bontà. Piaccia a questa benedetta Madre farci degni della gloria eterna» (Ep. I, pp. 632-633).
Il Padre Pizzarelli, nel considerare il legame di Padre Pio con l’Immacolata, ha scritto: «Anche San Pio da Pietrelcina, insieme ad altri santi della storia della Chiesa, ci presenta nel nostro tempo la “via immacolata” di Maria per salire al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. In questo abisso di grazia e di santità dell’Immacolata Concezione, Padre Pio si purifica completamente e diventa sempre più gradito a Dio» (16).
È da ricordare, inoltre, anche la risposta: «Abbandonati nelle braccia della Mamma Celeste. Lei penserà a custodire l’anima tua» (17), che diede a chi gli chiese nella festività dell’Immacolata uno spunto di riflessione. L’Immacolata, dunque, la Piena di grazia, ha per Padre Pio soprattutto il compito di custodire l’anima nella vita di grazia.
Si può comprendere, pertanto, perché nel riflettere su questo titolo mariano disse: «Maria Immacolata! Quale potenza ha questo semplice, umile e dolce nome! Quale dolcezza e come ci rasserena lo spirito. Pronunziamo questo nome con fervore, con amore, con fede e la Vergine Immacolata ci perdonerà se avremo bisogno di essere perdonati, ci aiuterà se avremo bisogno di aiuto, ci sorriderà se nel momento del dolore avremo bisogno del conforto» (18).
NOTE
1) G. M. Roschini, Problematica della Corredenzione, Edizioni «Marianum», Roma 1969, p. 95.
2) S. M. Manelli, FI, La Corredentrice nella Sacra Scrittura, in Maria Corredentrice. Storia e Teologia, Casa Mariana Editrice, vol. I (1998), p. 60.
3) Ivi, p. 61.
4) A. Negrisolo – N. Castello – S. M. Manelli, Padre Pio nella sua interiorità, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, p. 52.
5) N. Castello – S. M. Manelli, La «dolce Signora» di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, p. 77.
6) Padre Tarcisio da Cervinara, Il diavolo nella vita di Padre Pio, Edizioni “Padre Pio da Pietrelcina”, San Giovanni Rotondo 1993, p. 29.
7) Cf. ivi, pp. 29-46.
8) Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio da Pietrelcina, Foggia 1974, p. 151.
9) Padre Tarcisio da Cervinara, Il diavolo nella vita di Padre Pio, Edizioni “Padre Pio da Pietrelcina”, San Giovanni Rotondo 1993, p. 71.
10) Ibidem.
11) Padre M. IasenzaNiro, Padre Pio parla della Madonna, Edizioni “Padre Pio da Pietrelcina”, San Giovanni Rotondo 2006, p. 410.
12) Padre Tarcisio da Cervinara, Il diavolo nella vita di Padre Pio, p. 68.
13) Ibidem.
14) Ibidem.
15) E. Notte, Padre Pio e Padre Eusebio. Briciole di storia, Foggia 2007, p. 152.
16) A. Pizzarelli, La “bella Mammina” di Padre Pio, San Giovanni Rotondo 2006, pp. 402-403.
17) E. Notte, Padre Pio e Padre Eusebio. Briciole di storia, p. 152.
18) N. Castello – S. M. Manelli, La «dolce Signora» di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, p. 198.
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