Venite, tutte le nazioni, venite, uomini di tutte le razze, lingue ed età, di tutte le condizioni: con allegria celebriamo la natività della gioia del mondo intero! Se i greci sottolineavano con tutti i tipi di onori – con i doni che ognuno poteva offrire – il compleanno delle divinità, imposti agli spiriti da miti bugiardi che oscuravano la verità, e anche quello dei re, pur essendo essi il flagello di tutta l’esistenza, cosa dovremmo fare noi per onorare il compleanno della Madre di Dio, grazie alla quale tutta la razza mortale fu trasformata, grazie alla quale il castigo di Eva, la nostra prima madre, fu trasformata in allegria? In effetti, una di esse sentì la sentenza divina «Darai alla luce in mezzo alle pene»; l’altra sentì, a sua volta: «Rallegrati, o Piena di Grazia». Alla prima fu detto «Ti inchinerai a tuo marito», ma alla seconda: «Il Signore è con te». Che omaggio offriamo allora alla Madre del Verbo, se non un’altra parola? Che tutta la creazione si rallegri e festeggi, e canti la natività di una santa donna, perché ella generó per il mondo un tesoro imperituro di bontà, e perché per lei il Creatore cambiò tutta la natura in uno stato migliore, grazie alla mediazione dell’umanitá. Perché se l’uomo, che occupa il luogo tra lo spirito e la materia, è il legame di tutta la creazione visibile e invisibile, il Verbo creatore di Dio, unendosi alla natura umana, si unì attraverso di essa a tutta la creazione. Festeggiamo così la sparizione della sterilità umana, perché cessó per noi l’infermità che ci impediva il possesso dei beni.

Ma perché la Vergine Maria nacque da una donna sterile? A colui che è l’unico veramente nuovo sotto il sole, per incoronare le Sue meraviglie dovevano essere preparate le strade con meraviglie affinché lentamente le realtà più basse si elevassero in modo da essere le più alte. Ed ecco un’altra ragione, la più alta e la più divina: la natura cedette il posto alla grazia, perché nel vederla tremò, e non volle più avere il primo posto. Siccome la Vergine Madre di Dio doveva nascere da Anna, la natura non osò prevenire il frutto della grazia, ma rimase ella stessa senza frutto, finché la grazia non portasse il suo. Era necessario che fosse primogenita, colei che doveva generare «il Primogenito di tutto il creato, in Cui tutto sussiste». O Gioacchino e Anna, coppia beata! Tutto il creato è in debito con voi, perché attraverso di voi ella potè offrire al Creatore il dono – tra tutti il più eccelso- di una Madre venerabile, l’unica degna di Colui che la creò. Beati i reni di Gioacchino, da cui uscì un seme completamente immacolato, e ammirevole il grembo di Anna, grazie al quale si sviluppò lentamente, dove si formò e da cui nacque una così santa bambina! O viscere che portaste un cielo vivo, più vasto dell’immensità dei cieli! O mulino in cui fu impastato il Pane vivificante, secondo le stesse parole di Cristo: « Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo ». O grembro che allattò Colui che alimenta il mondo! Meraviglia delle meraviglie, paradosso dei paradossi! Sì, l’inesprimibile Incarnazione di Dio, piena di condiscendenza, doveva essere preceduta da queste meraviglie. (…)

Oggi le porte della sterilità si aprono, e una porta verginale e divina avanza: a partire da essa, tramite essa, il Dio che sta al di sopra di tutti gli esseri deve «venire al mondo» «corporalmente», secondo l’espressione di Paolo, ascoltatore dei segreti ineffabili. Oggi, dalle radici di Iesse spuntò un virgulto, da cui germoglierà per il mondo un fiore in sostanza unito alla divinità.

Oggi, a partire dalla natura terrena, un cielo è stato formato sulla terra da Colui che una volta lo aveva reso solido separandolo dalle acque, elevando il firmamento nelle altezze. È un cielo veramente più divino e più elevato del primo, perché Colui che nel primo cielo aveva creato il sole elevò Sé stesso in questo nuovo come un sole di giustizia. (…)

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Nostra Signora Bambina e sua madre, Sant’Anna 

Oggi, il «Figlio del Falegname», Il Verbo universalmente attivo di Colui che tutto costruì attraverso di Lui, il Braccio Potente del Dio Altissimo, volendo affilare tramite lo Spirito – che è come il suo dito – la lama smussata dalla natura, costruì per Sé una scala viva, la cui base è conficcata nella terra, e la cui cima tocca i cieli: Dio riposa su di essa. È sua la figura che Giacobbe contemplò, e tramite essa scese dalla Sua immobilità, o meglio, Si chinò con condiscendenza, rendendoSi così «visibie sulla terra, e conversando con gli uomini».(…). La scala spirituale, la Vergine, è fissa nella terra, perché nella terra Ella ha la sua origine, ma la sua testa si eleva al cielo. La testa di ogni donna è l’uomo, ma per lei, che non conobbe uomo, Dio Padre occupa il posto della sua testa: attraverso lo Spirito Santo, Egli concluse un’alleanza e come seme divino e spirituale inviò Suo Figlio e Verbo, forza onnipotente. In virtù del beneplacito del Padre, non è tramite un’unione naturale, ma è superando le leggi della natura, attraverso lo Spirito Santo e attraverso la Vergine Maria, che il Verbo Si fece carne e visse tra noi. È grazie a ciò che si vede che l’unione di Dio con gli uomini si compie attraverso lo Spirito Santo.

Oggi è edificata la Porta dell’Oriente, che darà a Cristo «ingresso e uscita», e «questa porta sarà chiusa». In essa si trova Cristo, «la Porta delle Pecore», e «il Suo nome è Oriente»: attraverso di Lui avemmo accesso al Padre delle Luci. Oggi hanno soffiato le brezze annunciatrici di una gioia universale. Si rallegri il cielo nelle altezze, che sotto di esso «esulti la terra», che i mari del mondo ambiscono, perché nel mondo si è appena concepita una conchiglia, che tramite il chiarore celeste della divinità concepirà nel suo seno, generando la perla inestimabile, Cristo. Da essa uscirà il «Regno della Gloria», rivestito dalla porpora della sua carne, per «visitare i prigionieri», e per «proclamare la liberazione». Che la natura trabocchi di gioia: l’agnellino viene al mondo, grazie al quale il Pastore rivestirà la pecora, togliendole le tuniche dell’antica mortalità. Che la verginità formi i suoi cori di danza, perché nacque la Vergine che, secondo Isaia, «concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa “Dio con noi”». Imparate, o Nestoriani, e fuggite alla vostra sconfitta: «Dio con noi»! Non è né soltanto un uomo, né un messaggero, ma il Signore in Persona che verrà e ci salverà.

La nascita della nuova EvaRallegrati, padre Adamo, ma soprattutto tu, o madre Eva, esulta, voi che foste i progenitori di tutti gli uomini, ma ne foste pure uccisori, e, cosa più triste, prima uccisori che progenitori. Consolatevi entrambi per questa figlia, e per tale figlia; ma Eva maggiormente, che fu la prima causa del male, e ne trasfuse l’obbrobrio in tutte le donne. Sta per venire il tempo in cui tale obbrobrio sarà tolto, e l’uomo non avrà più motivo di lamentarsi della donna; cercando infatti imprudentemente di scusare se stesso, non aveva esitato ad accusarla crudelmente dicendo: La donna che hai dato, mi ha offerto di quelfrutto, e io ne ho mangiato (Gen 3, 12). Perciò corri, o Eva, da Maria, corri, madre dalla figlia; risponda la figlia per la madre, essa tolga la vergogna della madre, essa sia soddisfazione al padre per la madre, perché ecco, se l’uomo è caduto per causa della donna, d’ora in poi non si rialzerà se non per merito di una donna.Che cosa dicevi Adamo? La donna che mi hai dato, mi ha offerto di quelfrutto, e io ne ho mangiato. Son queste parole piene di malizia che aumentano, più che togliere, la colpa. Tuttavia la Sapienza vinse la malizia quando Dio trovò nel tesoro inesauribile della sua pietà quell’occasione di perdono che aveva inutilmente tentato di far nascere da te quando ti interrogò.Ecco, ti viene data una donna in cambio di un’altra donna, una donna prudente invece di quella sciocca, umile, al posto di quella superba, la quale ti porge, in cambio del frutto della morte, il sapore della vita, e invece dell’amarezza di un cibo velenoso ti procura la dolcezza di un frutto. Cambia pertanto le tue parole di scusa iniqua in parole di ringraziamento, dicendo: “Signore, la donna che mi hai dato mi ha offerto il frutto della vita, e io ne ho mangiato, e divenne nella mia bocca più dolce del miele, perché per esso mi hai ridato la vita”. Ecco, per questo fu mandato l’Angelo alla Vergine. O Vergine mirabile e degnissima di ogni onore! O donna sopra ogni altra veneranda e meravigliosa, che ha riparato il male dei progenitori e ridato la vita ai loro discendenti!S. Bernardo (1091-1153): Lodi della Vergine Maria – omelia 2

«Benedetto colui che viene in nome del Signore», «il Signore è Dio, e ci illuminò»; «Celebriamo una festa» per la nascita della Madre di Dio. Riempiti di giubilo, Gioacchino: da tua figlia «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (…) e gli sarà dato questo nome: Angelo del grande Consiglio (vuol dire, Salvezza dell’Universo) Dio Forte». Che Nestorio divenga rosso e porti la mano sulla bocca. Il bambino è Dio; per cui, perché non sarebbe la Madre di Dio, colei che Lo mise al mondo? «Se qualcuno non riconosce per Madre di Dio la Santa Vergine, è separato dalla divinità» La frase non è mia, ma tuttavia mi appartiene: la ricevetti come un prezioso tesoro e eredità teologica da mio padre Gregorio, il Teologo.

O Gioacchino ed Anna, coppia castissima, «coppia di tortore» nel senso mistico! Osservando la legge della natura, la castità, meritaste i doni che superano la natura: metteste al mondo una Madre di Dio senza sposo. Dopo un’esistenza santa e pia in una natura umana, generaste una figlia superiore agli angeli e che adesso regna su di essi. O Figlia graziosissima e dolcissima, o giglio fiorito tra le spine, dalla discendenza nobilissima e regale di Davide! Attraverso te la regalità si riempì con il sacerdozio; attraverso te si compì «il cambiamento della Legge», e si rivelò lo spirito nascosto sotto la lettera, perché la dignità sacerdotale passò dalla tribù di Levi a quella di Davide. O Rosa fiorita dalle spine dell’ebraismo, che riempie l’universo con un profumo divino! O figlia di Adamo e Madre di Dio! Beati i reni e il grembo da cui sorgesti! Beate le braccia che ti portarono, le labbra che sperimentarono i tuoi casti baci, le labbra dei tuoi genitori, affinché tu fossi in tutto eternamente vergine. Oggi è per il mondo l’inizio della salvezza. «Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia». Alzate la vostra voce, «fatela ascoltare senza timore», perché nella Santa Probatica ci nacque una Madre di Dio, da cui volle nascere l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

Tremate di gioia, o montagne, nature razionali, rivolte verso l’acume della contemplazione spirituale: la montagna del Signore, risplendente, viene al mondo, superando tutte le montagne e tutte le colline, cioè gli angeli e gli uomini; Cristo volle separarsi da lei senza intervento della mano dell’uomo, Egli che è la Pietra Angolare, Persona Una, che avvicina a Sé ciò che è lontano: la divinità e l’umanità, gli angeli e gli uomini, i gentili e l’Israele carnale in uno solo Israele spirituale. «Montagna di Dio, montagna di abbondanza, montagna che Dio scelse per il suo riposo. I carri di Dio vengono a migliaia, con esseri risplendenti» della grazia divina, cherubini e serafini. O cima più santa del Sinai, non coperta né dal fumo, né dalle tenebre, né da tempeste, nemmeno dal fuoco mortale, ma dallo splendore che emana dal Santissimo Spirito. Nel Sinai il Verbo di Dio aveva scritto la Legge su tavole di pietre, attraverso lo Spirito, dito divino. Qui, dall’azione dello Spirito Santo e dal sangue di Maria, il Verbo stesso si è incarnato, dandosi alla nostra natura come la più efficace medicina di salvezza. Prima era la manna; qui vi è Colui che diede la manna e la sua dolcezza.

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I Vangeli non dicono nulla sulla sua nativià. Nessun
resoconto della profezia, né apparizioni di angeli
e neppure segni straordinari sono narrati
dagli Evangelisti 

Che la celebre dimora che Mosè costruì nel deserto con materiali preziosi di ogni tipo, e ancora prima di essa la dimora di nostro padre Abramo, svaniscano dinnanzi alla dimora di Dio, viva e spirituale. Essa fu il riposo, non soltanto dell’energia divina, ma della Persona del Figlio, che è Dio, presente sostanzialmente. Che l’arca ricoperta d’oro riconosca che non ha niente paragonabile con Maria, e alla stessa maniera l’urna d’oro con la manna, il candelabro, il tavolo e tutti gli oggetti del culto antico: essi furono onorati perché tutti la prefiguravano, come ombre del vero prototipo.

Oggi il Creatore di tutte le cose, Dio Verbo, ha fatto un libro nuovo, uscito dal cuore del Padre per essere scritto, come se fosse da una canna, dallo Spirito, che è la lingua di Dio. Questo libro fu dato a un uomo che conosceva le lettere, ma che non lo leggeva. Giuseppe, in effetti, non conobbe Maria, né il significato del mistero in sé. O figlia tutta santa di Gioacchino e di Anna, che fuggisti agli sguardi dei Principati e delle Potestà e agli «assedi infiammati del maligno», e che vivesti nel talamo dello Spirito, per essere custodita intatta e per diventare sposa di Dio e Madre di Dio per natura! O figlia tutta santa, che apparisti nelle braccia di tua madre, tu sei il terrore delle potenze di ribellione! O figlia tutta santa, alimentata dal latte materno e circondata da legioni angeliche! O figlia amata di Dio, onore dei tuoi genitori, generazioni di generazioni ti proclamano beata, come tu stessa affermasti con verità! O figlia degna di Dio, bellezza della natura umana, riabilitazione di Eva, la nostra prima madre! Grazie alla tua nascita, colei che cadde fu redenta. O figlia tutta santa, splendore del sesso femminile! Se la prima Eva, in effetti, fu colpevole di trasgressione, e se a causa sua «la morte fece il suo ingresso nel mondo» (perché ella si mise a servizio del serpente contro il nostro primo padre), Maria che si fece serva della volontà divina, ingannò il serpente ingannatore e introdusse nel mondo l’immortalità.

O figlia sempre Vergine, che può concepire senza intervento umano, perché Colui che concepisti ha un Padre Eterno! O figlia della razza terrena, che porti nelle tue braccia divinamente materne il Creatore! I secoli rivaleggiavano tra di loro per sapere chi avrebbe avuto l’onore di vederti nascere, ma il disegno fissato in anticipo da Dio, «che fece i secoli» pose fine a questa rivalità, e gli ultimi divennero i primi, essi a cui fu attribuita la felicità della tua Natività. In verità, tu sei più preziosa di tutto il creato, perché soltanto da te il Creatore ricevette in condivisione le primizie della nostra materia umana. La Sua Carne fu fatta dalla tua carne, il Suo Sangue dal tuo sangue; Dio Si nutrì del tuo latte, e le tue labbra toccarono le labbra di Dio. O meraviglie incomprensibili e ineffabili! Nella prescienza della tua dignità, il Dio dell’universo ti amò; perché ti amò, ti predestinò, e negli «ultimi tempi» ti chiamò all’esistenza, e ti fece Madre per generare un Dio e alimentare il Suo proprio Figlio e Verbo.

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Nostra Signora Bambina e San Gioacchino, suo padre 

O donna amabilissima, tre volte beata «Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno»! O donna, figlia del Re Davide e Madre di Dio, Re dell’Universo! O divino e vivente capolavoro, in cui Dio Creatore si rallegrò, il cui lo spirito è governato da Dio e attento soltanto a Lui, e il cui desiderio si eleva soltanto a Colui che è l’unico amabile e desiderabile, che non ti fa incollerire se non contro il peccato e contro quello che lo fece nascere! Avrai una vita superiore alla natura, perché non è per te che la avrai, giacché non è neanche per te che tu nascesti! Avrai prima la tua vita per Dio, ed è per causa Sua che venisti in vita, per causa di Chi servirai alla salvezza universale, affinché l’antico disegno di Dio, l’Incarnazione del Verbo e la nostra divinizzazione si compia tramite te.

Il ti saluto, Maria, figlia dolcissima di Anna. Di nuovo a te l’amore mi spinge. Come descrivere il tuo camminare pieno di serietà, i tuoi abiti, la grazia del tuo viso, la maturità del discernimento in un corpo giovanile? Il tuo modo di essere era modesto, lontano da qualsiasi lusso e da qualsiasi indolenza; il tuo camminare era grave, senza fretta, senza pigrizia; il tuo carattere era serio, temprato dal giubilo, da una perfetta riserva riguardo agli uomini – testimonianza di ciò è l’inquietudine che ti assalì quando l’angelo ti fece la proposta. Docile e ubbidiente ai tuoi genitori, avevi umili sentimenti nelle più alte contemplazioni, parola amabile, proveniente da un’anima pacifica. In sintesi: che altra degna dimora se non tu per Dio? Con ragione tutte le generazioni ti proclamano beata, o glora insigne dell’umanità! Tu sei l’onore del sacerdozio, la speranza dei cristiani, la pianta feconda della verginità, perché è attraverso di te che la fama della verginità si estese ai confini del mondo. «Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno». Coloro che confessano la tua maternità divina sono benedetti, e maledetti coloro che la negano.

Gioacchino ed Anna, coppia benedetta, ricevete da me queste parole di anniversario. O figlia di Gioacchino e di Anna, o Sovrana, accogli la parola di questo tuo servo peccatore, ma infiammata dall’amore, e per chi tu sei l’unica speranza e gioia, la protettrice della vita e, insieme a tuo Figlio, la riconciliatrice e solida garanzia di salvezza. Che tu possa alleggerirmi dal fardello dei miei peccati, dissipare la nebbia che oscura il mio spirito e il peso che mi lega alla materia. Che tu possa fermare le tentazioni, governare felicemente la mia vita e condurmi per mano fino alla felicità dell’Alto. Concedi la pace al mondo, e a tutti gli abitanti ortodossi di questa città concedi un’allegria perfetta e la salvezza eterna, attraverso le preghiere dei tuoi genitori e da tutto il Corpo della Chiesa. Così sia, così sia! «Salve, o piena di grazia, il Signore è con te! «Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno», Gesù Cristo, il Figlio di Dio. A Lui la Gloria, con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

(Omelia Sulla Natività di Maria: San Giovanni Damasceno, (c. 676-749) –  monaco, teologo)