Puro come un Angelo, zelante come un Apostolo, sofferente come un
penitente, egli fu l’instancabile missionario dell’amore a Gesù,
per mezzo di Maria, in previsione di una miriade di anime
ardenti che sarebbero venute in tempi futuri.
Correva l’anno 1716. La missione a Saint-Laurent-sur- Sèvre – che sarebbe stata l’ultima! – era cominciata all’inizio di aprile. Consumato dal lavoro, il dedicato predicatore fu colpito da una pleurite acuta, ma non cancellò il sermone promesso per la sera della visita del Vescovo di La Rochelle, Mons. Étienne de Champflour, il 22 aprile, nel quale parlò della dolcezza di Gesù. Tuttavia, dovette essere portato via dal pulpito quasi agonizzante…
Trascorsi alcuni giorni, presentendo la morte che già aveva previsto per quell’anno, egli chiese che, quando lo avessero sistemato nella bara, gli fossero mantenute al collo, alle braccia e ai piedi le catene che usava come segno di schiavitù d’amore alla Santissima Vergine. Il 27 aprile, l’infermo dettò il suo testamento e lasciò la sua opera missionaria al padre René Mulot.
San Luigi de Montfort – Saint Laurent Sur lèvre – Francia |
La mattina seguente sembrava annunciare il momento ultimo.
Nella mano destra teneva stretto il Crocifisso dell’indulgenza di Papa Clemente XI e nella sinistra, una immagine di Maria che lo aveva sempre accompagnato, che baciava e contemplava con enorme pietà. La sera, il moribondo sembrava ingaggiare la sua lotta estrema contro un nemico invisibile: “Mi attacchi invano. Io sono tra Gesù e Maria. Deo gratias et Mariæ. Sono arrivato alla fine della mia vita: ecco, non peccherò più!”.1 Sul far della notte, consegnò la sua anima a Dio, a soli 43 anni di età.
Migliaia di persone vennero a venerare i resti mortali del loro apostolo e Mons. Champflour affermò di aver perduto “il migliore sacerdote della diocesi”.2 Questi era San Luigi Maria Grignion de Montfort, un “prete che aveva vissuto con la purezza di un Angelo, lavorato con lo zelo di un Apostolo e sofferto con il rigore di un penitente”.3
Molto diffusa è la sua dottrina mariana. Senza dubbio, meno nota è la sua vita, così feconda malgrado sia stata breve, di cui potremo contemplare alcuni brevi tratti.
Scelto fin dall’infanzia
Nacque il 31 gennaio 1673, nella città bretone di Montfort-La-Cane – oggi Montfort-sur-Meu –, in seno a una famiglia numerosa di 18 figli. “Il popolo della Bretagna si dedica completamente; è una razza tutta di un pezzo”,4 e Luigi ereditò questo vigore dello spirito. I suoi genitori, Jean- Baptiste Grignion e Jeanne Robert, lo portarono alla pia battesimale il giorno dopo aver visto la luce, nella Chiesa parrocchiale di Saint-Jean.
Quando era ancora molto piccolo, la famiglia si stabilì nella proprietà di Bois-Marquer, a Iffendic. La vecchia chiesa di questa città fu lo scenario delle sue prime preghiere e la culla della sua ardente devozione al Santissimo Sacramento. Lì fece la Prima Comunione e passava ore in raccoglimento.
Il suo spirito apostolico si manifestò fin dall’infanzia, quando incoraggiava la madre nelle difficoltà domestiche o nell’attenzione ai suoi fratelli, specie alla piccola Luisa, che diventò religiosa benedettina del Santissimo Sacramento, col suo aiuto.
Conobbe l’amore di Maria Santissima nel cuore di sua madre, e questo amore diventò la via montfortiana per eccellenza. In verità, “la Santissima Vergine fu la prima a sceglierlo e ad eleggerlo come uno dei suoi maggiori favoriti, e aveva impresso nella sua giovane anima la tenerezza così singolare che egli sempre Le aveva votato”.5
Nel collegio dei gesuiti di Rennes
A 12 anni, i suoi genitori lo inviarono a Rennes, per studiare nel Collegio San Tommaso Becket, diretto dai gesuiti, famoso per il suo corso di lettere e per formare i suoi educandi nell’autentico spirito cristiano. L’insegnamento era gratuito e i suoi più di mille studenti non erano interni, per questo Luigi Maria alloggiò da uno zio, l’Abate Alain Robert de la Vizuele.
Eccellente alunno, si dedicava allo studio col massimo impegno, comprendendo la sua importanza per la vita spirituale e il futuro ministero che aveva in vista. Il suo spirito raccolto lo allontanava dal trambusto della moltitudine rumorosa dei ragazzi e la sua distrazione era visitare le chiese della città dove c’erano belle e attraenti statue di Maria Santissima. Non c’è alcun dubbio che questa tenera e sincera devozione sia stata la salvaguardia della sua purezza e il rifugio sicuro dalle sollecitazioni del mondo.
Lì conobbe Jean-Baptiste Blain e Claude-François Poullart des Places, dei quali divenne molto amico. Più tardi, essi saranno preziosi appoggi per le sue fondazioni. Apparteneva alla Congregazione Mariana del collegio e, con Poullart des Places, organizzò un’associazione in onore della Santissima Vergine, per far crescere la dedizione a Lei, “incoraggiare i suoi compagni al fervore e far brillare agli occhi delle anime giovani le bellezze del sacerdozio e dell’apostolato”.6 Blain, dopo la morte del Santo, scrisse i suoi ricordi personali e memorie, diventando così una delle principali fonti storiche della sua vita.
Molto caritatevole, molte volte chiese l’elemosina per aiutare un compagno più povero di lui; atteggiamento che si ripeté, con frequenza, durante la sua vita missionaria. “Parlava solo di Dio e delle cose di Dio, respirava solo lo zelo per la salvezza delle anime e, non potendo contenere il suo cuore infiammato nell’amore di Dio, cercava solo di dargli sollievo, attraverso testimonianze effettive di carità verso il prossimo”.7
Nonostante l’intenso lavoro cui si dedicava, San Luigi trovava tempo per sviluppare la sua vena artistica: scolpiva con talento, in particolare le statue di Maria, dipingeva, componeva melodie e poesie.
A Rennes sentì la chiamata definitiva allo stato ecclesiastico. Racconta uno dei suoi compagni – cui egli aveva confidato questa grazia – che fu ai piedi della Madonna della Pace, nella chiesa dei Carmelitani, che conobbe la sua vocazione sacerdotale, “l’unica che Dio gli indicava, per intermediazione della Vergine Maria”.8
A Parigi, il seminario
Nel 1693 andò a Parigi per prepararsi al sacerdozio. Lasciò alle spalle la terra natia e la famiglia, e volle percorrere a piedi gli oltre 300 chilometri che lo separavano dalla capitale francese. Questo sarà invariabilmente il suo modo di viaggiare, sia in pellegrinaggio, sia in missione.
Già in questo remoto XVII secolo, Parigi esercitava sui suoi visitatori un’affascinante attrazione. Entrando nella città, il primo sacrificio fatto da Luigi fu quello della mortificazione della curiosità: stabilì un patto con i suoi occhi, negando loro il lecito piacere di contemplare le incomparabili opere d’arte parigine. Così, quando partì, dieci anni dopo, non aveva visto nulla che soddisfacesse i suoi sensi.
Cominciò gli studi nel seminario di Don Claude de la Barmondière, che riceveva giovani di poche fortune. Con la morte di questo religioso, Montfort si trasferì al Collegio Montaigu, diretto da padre Boucher. Lì il cibo era molto povero e le sue penitenze così austere minarono la sua salute e lo portarono in ospedale. Il suo stato era così grave che tutti credevano che sarebbe morto, ma egli non dubitò mai della guarigione, poiché sentiva che la sua ora non era arrivata. E, di fatto, presto si ristabilì.
La Divina Provvidenza volle ottenergli i mezzi per terminare gli studi nel Piccolo Seminario di Saint-Sulpice. Il direttore di quell’istituzione, conoscitore della fama di santità del seminarista, “vide come una grande grazia di Dio l’ingresso di questo giovane ecclesiastico nella sua casa. Per rendere grazie a Dio, fece pregare il Te Deum”.9 Tuttavia, lo trattava con molto rigore, per mettere alla prova le sue virtù; cominciò allora per il nostro Santo una via di umiliazioni, che si prolungò durante tutta la sua vita.
Finalmente, sacerdote!
Eseguiva con la maggior perfezione possibile le funzioni che gli erano destinate, sia nei servizi più umili o negli studi, sia nella decorazione della chiesa del seminario o come cerimoniere liturgico, al servizio dell’altare.
Le sue prime missioni risalgono a quest’epoca. Alcune erano fatte internamente, per aumentare la devozione dei suoi confratelli, altre consistevano in lezioni di catechismo o prediche, per persone esterne al seminario. “Possedeva un raro talento per toccare i cuori”:10 ai bambini parlava di Dio, della bontà di Maria, dei Sacramenti che dovevano ricevere; agli adulti chiedeva che santificassero il loro lavoro con le menti rivolte al Cielo.
Si sforzava di comunicare la pratica della schiavitù d’amore per la Madonna ai suoi condiscepoli e istituì presso il seminario un’associazione di schiavi di Maria. Tuttavia, non mancarono oppositori che lo tacciavano di essere esagerato. Consigliato da Don Louis Tronson, superiore di Saint-Sulpice, cominciò a designare questi devoti come “schiavi di Gesù in Maria”,11 e sarà questa l’espressione che più tardi sarà registrata nel suo Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine.
“A mano a mano che l’aurora del sacerdozio spuntava all’orizzonte, Luigi Maria sentiva più che mai la necessità di separarsi dalla Terra per raccogliersi completamente in Dio”.12 Ricevette gli ordini il 5 giugno 1700, giorno di Pentecoste, e volle celebrare la sua prima Messa nella cappella di Maria Santissima, situata dietro al coro della Chiesa di Saint- Sulpice, molte volte ornata da lui durante gli anni passati nel seminario. Blain, suo amico e biografo, ha riassunto in quattro parole le sue impressioni su quello spettacolo sovrannaturale: era “un angelo sull’altare”.13
Da Nantes a Poitiers
Lo spirito sacerdotale di don Luigi Maria sentiva una sete insaziabile di anime e le missioni in terre distanti lo attraevano oltre misura. Si chiedeva: “Cosa facciamo noi qui […] mentre ci sono tante anime che muoiono in Giappone e in India, per mancanza di predicatori e catechisti?”.14
Tuttavia, Dio aveva altri piani per il suo missionario in quel momento. Designato per esercitare il ministero nella comunità di ecclesiastici di Saint-Clément, a Nantes, nella quale si predicavano ritiri annuali e conferenze domenicali per il clero delle regioni, si diresse dove lo mandava l’obbedienza. Il suo cuore, tuttavia, si divideva tra i desideri di vita nascosta e raccolta e l’appello alle missioni popolari, che tanto lo attiravano.
Una felice esperienza missionaria a Grandchamps, nei dintorni di Nantes, fu decisiva per rendere evidenti le sue doti di evangelizzatore. Qualche tempo dopo, il Vescovo di Poitiers lo chiamò a lavorare nell’ospedale della città, poiché una sua breve permanenza precedente aveva lasciato una tale scia sovrannaturale, che i poveri internati lo sollecitavano come cappellano. Fu sempre in questa città che conobbe Catherine Brunet e Maria Luisa Trichet, con cui avrebbe fondato più tardi, a Saint-Laurentsur- Sèvre, le Figlie della Sapienza.
Benedizione papale: missionario apostolico
L’azione missionaria di San Luigi Grignon finì con il risvegliare gelosia, intrighi e anche persecuzioni da parte di coloro che avrebbero dovuto difenderlo, costringendolo a tornare a Parigi. Iniziava così un lungo cammino di dolore che sarebbe continuato nelle successive missioni da lui intraprese. L’autenticità delle sue parole e del suo esempio risvegliavano tante incomprensioni e calunnie che il missionario decise di andare in pellegrinaggio a Roma, a piedi, per cercare con il Papa una luce che desse una direzione alla sua vita. “Tante difficoltà a fare il bene in Francia e tanta opposizione da ogni fronte”15 lo portarono a pensare se non era veramente il caso di esercitare il suo ministero in un altro paese.
Ricevuto con estrema bontà da Clemente XI, questi lo incoraggio a continuare a fare il suo lavoro missionario nella stessa Francia. E per “conferirgli più autorità, diede a Don Montfort il titolo di Missionario apostolico”. 16 Su richiesta del Santo, il Pontefice concesse piena indulgenza a tutti coloro che baciassero il suo Crocifisso d’avorio, nell’ora della morte, “pronunciando i nomi di Gesù e Maria con contrizione dei loro peccati”.17
Tomba di San Luigi de Montfort – Saint Laurent Sur lèvre – Francia |
Forte della benedizione papale e con il Crocifisso fissato sopra al bastone che lo accompagnava nelle missioni, Grignion tornò nelle terre galliche e, imperterrito, senza nulla temere per le persecuzioni o contrarietà, continuò a seminare dappertutto l’amore alla Sapienza Eterna e alla Madonna, e l’eccellenza del Santo Rosario. Convertì intere popolazioni, cambiò costumi licenziosi nelle campagne, nelle città e villaggi, sollevò Calvari, restaurò cappelle e combatté lo spirito giansenista, molto diffuso all’epoca.
Tuttavia, fu poco compreso da molti ecclesiastici suoi contemporanei e vide scatenarsi su di lui un’ondata d’interdizioni. Proseguiva la sua missione, senza perdersi d’animo, accolto dai Vescovi delle Diocesi di Luçon e La Rochelle, nella Vandea, regione che avrebbe reagito, alla fine di quel secolo, all’empietà diffusa dalla Rivoluzione Francese, senza dubbio come frutto della sua semina.
Sguardo verso il futuro…
Sarebbe un errore, tuttavia, considerare San Luigi Grignion solo come un eccellente missionario nella Francia del XVIII secolo. Con lo sguardo verso il futuro, la sua focosa anima aveva come meta quella di estendere il Regno di Cristo, per mezzo di Maria, e per questo si serviva di una forma di evangelizzazione che oggi non potrebbe essere più attuale: “andare di parrocchia in parrocchia, catechizzare i più piccoli, convertire i peccatori, predicare l’amore a Gesù, la devozione alla Santissima Vergine, e reclamare, a voce alta, una Compagnia di missionari per scuotere il mondo mediante il suo apostolato”.18
Con uno slancio profetico, predisse la venuta di missionari che, per il loro intero abbandono nelle mani della Vergine Maria, avrebbero soddisfatto i più intimi desideri del Cuore del suo Divino Figlio: “Dio vuole che la sua Santissima Madre sia ora più conosciuta, più amata, più onorata, come mai lo è stata”.19 Eppure, si chiedeva: “Chi saranno questi servitori, schiavi e figli di Maria?”.20 Saranno essi, affermava, “i veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore delle virtù darà la parola e la forza per operare meraviglie”.21 Prevedeva che sarebbero stati interamente bruciati dal fuoco dell’amore divino: “sacerdoti liberi dalla vostra libertà, distaccati da tutto, senza padre, senza madre, senza fratelli, senza sorelle, senza parenti secondo la carne, senza amici secondo il mondo, senza beni, senza ostacoli, senza cure, e perfino senza volontà propria”.22
San Luigi Maria Grignion di Montfort non fu altro che il precursore di questi apostoli degli ultimi tempi. Modello vivente degli ardenti missionari che pronosticava, mantenne la certezza incrollabile che, quando si fosse conosciuto e si fosse praticato tutto quello che insegnava, sarebbero arrivati indefettibilmente i tempi che prevedeva: “Ut adveniat regnum tuum, adveniat regnum Mariæ”23 – Perché venga il Regno di Cristo, venga il Regno di Maria. Regno questo che, in germe, già abitava nella sua anima, rendendolo il primo apostolo degli ultimi tempi. (Rivista Araldi del Vangelo, Aprile/2015, n. 144, p. 32 – 35)
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