
Il 23 Ottobre la Chiesa ricorda san Severino Boezio (475/477-525/526), filosofo romano giustiziato a #Pavia con il beneplacito del Re d’#Italia e Re degli #Ostrogoti #Teodorico il Grande (454-526).
LE ORIGINI
Nato col nome di Anicio Manlio Severino Boezio, il Santo apparteneva alla Gens Anicia, attestata sin dal IV Secolo a.C.: una famiglia che aveva espresso un console in età repubblicana, nel II Secolo a.C., e vari altri tra il IV e il VI Secolo d.C., ma soprattutto un Imperatore Romano d’Occidente, il pessimo Petronio Massimo Anicio (397-455), e tre importanti santi pontefici, di cui solo san Felice III (440-492) vissuto prima di san Severino Boezio, ma in seguito anche sant’Agapito I (†536) e san Gregorio Magno (540-604). Apparteneva alla stessa famiglia anche san Benedetto da Norcia (480-547).
LA DIFESA DI ALBINO
Asceso alla carica di Magister Officiorum, stretto consigliere del re ostrogoto, il Santo aveva assunto la difesa di un nobile romano — forse Cecina Decio Fausto Albino (†525?), ex console del 493 — accusato da un funzionario di Teodorico di complottare con Costantinopoli contro il re. L’accusa di era basata su alcune lettere sequestrate a Pavia e dirette alla corte imperiale.
La difesa di san Severino Boezio, nel rigettare quelle accuse come false, era giunta a sostenere che, se Albino fosse stato colpevole, allora lo sarebbe stato anche il suo stesso difensore e tutto il Senato. Così, preso alla lettera, il Santo era stato egli stesso arrestato, con l’accusa di praticare la magia e di aver egli stesso complottato contro Teodorico.
LA PRIGIONIA E LA MORTE
Passato in carcere l’ultimo periodo della sua vita, durante il quale aveva composto il “De consolatione philosophiae”, san Severino Boezio fu giustiziato a Pavia nel mese di Ottobre del 525 o del 526.
Secondo la leggenda, dopo la sua morte, colto dal rimorso, Teodorico avrebbe iniziato a subire allucinazioni che lo avrebbero condotto rapidamente alla morte.
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