“Figlio non dimenticare le lacrime di tua Madre” (Siracide 7,27)

Quest’anno la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, 2 febbraio, ricorre di sabato. Ed è precisamente il Primo Sabato del mese, giorno caro al Cuore Immacolato di Maria, secondo le celesti rivelazioni che la Mammina Celeste ci ha dato a Fatima.

Da devoti e consacrati al Cuore Immacolato di Maria, con particolare intensità spirituale, questa giornata coincide con il ventiquattresimo Anniversario della prima delle lacrimazioni di sangue di una statua della Madonna avvenuta a Civitavecchia –frazione di Borgo Pantano- appunto il 2 Febbraio del 1995.

Come non vedere la coincidenza delle lacrimazioni di sangue della statuina che hanno inizio il giorno in cui la Chiesa fa memoria della Presentazione al Tempio dove il piccolo Gesù, nella Circoncisione, verso il primo Sangue che ci redime?

Ripercorriamo gli eventi di quei giorni direttamente con Padre Pablo Martín Sanguiao, Sacerdote spagnolo che ha vissuto in prima persona gli eventi miracolosi, offrendoci una lettura e una chiave d’interpretazione.

Nel 1994 Padre Pablo decise di fare un pellegrinaggio a Medjugorie insieme ad una famiglia di amici.

Il 16 settembre, prima di ripartire per l’Italia decise di acquistare due statue: una di san Michele Arcangelo per la famiglia con cui aveva fatto il pellegrinaggio, l’altra, della Madonna per dei parrocchiani che volevano tenerla nel giardino di casa loro, non lontano dalla chiesa di don Pablo.

Scelse una statua della Vergine abbastanza grande, di 43 centimetri, fatta interamente in gesso ma lucida all’esterno, con la scritta “Medjugorie” sul basamento: una delle tante che si vendono in quel paesino dell’Erzegovina.

Due giorni più tardi Don Pablo andò con la statuetta promessa dai suoi parrocchiani, Anna Maria e Fabio Gregori. Insieme decisero di collocarla nel giardino e don Pablo disegnò anche una grotta per sistemarla.

Fabio costruì la grotta in pochi giorni utilizzando le pietre del mare. La statuina venne sistemata nella grotta ed illuminata con due lampadine: una in basso, altra nell’abside dietro la Vergine. Ai lavori del padre assistettero i due figli dei Gregori: Jessica di sei anni e Davide di due.

Passarono i mesi e il 2 febbraio dell’anno successivo accade qualche cosa di inaspettato e di incredibile. Quel giorno era la festa della Candelora (la Presentazione di Gesù al Tempio) e nel primo pomeriggio la famiglia, su invito del parroco, andò in chiesa. Mentre si recitava il rosario Fabio tornò a casa con i bambini per dare loro la merenda.

Alle 16.20, mentre stava attraversando il giardino, sentì le grida della figlia: “Papà, papà la Madonnina piange!”, “Papà, vieni, c’è tutto sangue!” Gregori non capì cosa stava accadendo, un avvenimento che ha cambiato per sempre la vita sua e di tutta la famiglia.

Lasciamo che a raccontare il resto sia direttamente Padre Pablo: 

“Dio ci tende una mano: letteralmente lo fa nell’atteggiamento che esprime la piccola  statuetta della Vergine… E Dio attende ancora una risposta.  

È accaduto a Civitavecchia, che si trova praticamente nel centro dell’Italia. È interessante notare che il rivolo di lacrima e sangue che si formò sulla guancia sinistra sin dal primo giorno evoca con notevole somiglianza la figura dell’Italia. Sicuramente è un segno per l’Italia. Ma essere avvenuto a Civitavecchia è, come dire, “sotto la finestra del Papa”. Questo segno eloquente non è più riservato a qualche anima prescelta, come S. Caterina Labouré o Melania  Calvet o i ragazzi di Medjugorje, ma pubblicamente offerto alla constatazione e al senso di Fede di tutti, oltre che al loro senso comune. Penso pure che sia stato dato, forse, in modo speciale,  per il Santo Padre.  

Non si tratta di un segno grandioso, ma assai modesto, nel segno della piccolezza e dell’umiltà. È venuto a tastarci il polso, innanzi tutto per ciò che riguarda la nostra sincerità ed umiltà. Una piccola statua della Madonna, di scarso valore artistico e commerciale, nel seno di una piccola famiglia, nella parrocchia più piccola di una delle diocesi più piccole d’Italia; con un segno di lacrime di sangue, che era una perfetta miniatura, ancora più esiguo dopo le varie  analisi compiute.

Quattordici volte lacrimò allora, secondo i testimoni, come quattordici erano in quel momento gli anni che duravano le apparizioni a Medjugorje e quattordici sono le stazioni della Via Crucis. Dalla prima all’ultima lacrimazione passarono quaranta giorni (calcolati al modo biblico, come “sere e mattine”), evocando quei quaranta giorni che Gesù passò in preghiera e digiuno nel deserto: dalla sua presentazione pubblica come Redentore, come “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” e il suo battesimo, alla seconda testimonianza di Giovanni e l’inizio della vita pubblica di N. Signore.

Appare molto significativa la data della prima lacrimazione: il 2 Febbraio 1995, festa della Presentazione di Gesù nel Tempio e Purificazione di Maria. Quel giorno Gesù si presentava ufficialmente al Padre, con le parole che (secondo la lettera agli Ebrei 10, 5-10) Egli disse entrando nel mondo: “Eccomi, o Padre, che vengo per fare la tua Volontà”. Ritengo che Maria, scegliendo questa data per darci il suo Segno, abbia voluto attirare la nostra attenzione verso  suo Figlio, verso il Volere del Padre.  

Gesù ci ha dato nel Vangelo una certa “chiave di lettura”: il segno di Giona, quando ci avverte che nessun altro segno sarebbe stato dato agli uomini. Perciò, quel segno dei tre giorni  morto e sepolto, prima della Risurrezione, deve essere la vera lettura di ogni vero segno.  

L’unico segno, il segno supremo dell’Amore e del dolore salvifico.  

Significative, inoltre, sono le parole del vecchio Simeone, che si leggevano quel giorno nella Messa e che dopo, rileggendole, hanno un suono particolare: “Questo Bambino –e noi  possiamo dire: questo segno– è stato dato per la salvezza, ma anche per la rovina di molti in Israele, segno di contraddizione, affinché si scoprano i pensieri di molti cuori; e anche a te  una spada di dolore trafiggerà l’anima” (Lc. 2,33-35). In verità quelle parole segnarono per Maria l’inizio di un continuo morire senza morire. E già nella prima lacrimazione il sottile rivolo di sangue arrivò fino al Cuore di Maria, come un invito a mettere noi quelle lacrime nel nostro  cuore.  

E come mai la SS. Vergine ci mostra le sue lacrime adesso, quando Lei è Assunta in corpo e anima in Cielo e glorificata come Madre di Dio e nostra e come Regna del Cielo e della terra?  

È contraddizione questo? Niente affatto. Il mistero sta nel tempo, al quale la nostra coscienza è rigidamente legata in questa vita, cosa che non avviene di sicuro nella Beatitudine.  

Maria ci mostra adesso il suo dolore e le sue lacrime versate allora per i motivi nostri di adesso.  

Ma come si spiega che le sue lacrime –abbiamo detto già che le statue non piangono, a meno che non siano segno di una sua presenza– sono, a quanto pare, inizialmente acquose, per diventare poco dopo di sangue?  

E che senso può avere che sia sangue ufficialmente “maschile”, di uomo? La mia opinione è che “nulla è impossibile a Dio” (Lc. 1,37). Che Dio “confonda i superbi nei pensieri del loro cuore” (cfr. Lc. 1,51). Ma soprattutto che ci voglia far capire che Gesù e Maria hanno lo stesso sangue, come hanno un solo Cuore (pur essendo due persone fisicamente distinte), un solo Amore, uno stesso soffrire, una sola Vita. “Non separi l’uomo quello che Dio ha unito!” (Mt  19,8). 

In effetti, Gesù è l’unico figlio il cui sangue lo ha ricevuto soltanto da Maria. Solo dalla Madre Egli ha avuto tutti i suoi cromosomi, perché è stato concepito per opera unica del Volere Divino, per opera dello Spirito Santo.  

Ma forse Maria ha pianto sangue nella Passione? Non sarebbe da stupirsi, dato che il Figlio sudò sangue nell’Orto degli Ulivi e dato che nessuno ha mai partecipato come Maria, in corpo e anima, alla Passione e alla Redenzione operata da suo Figlio.  

E come mai piange? Lo ha detto a Medjugorje: il suo Cuore piange lacrime di sangue per quelli che si perdono nel peccato, poiché noi non abbiamo fatto niente per evitarlo o almeno per riparare e aiutare. Suor Lucia lo aveva già detto: “Questa è la causa della tristezza della Madonna”: il castigo materiale imminente (oh, la parola che non ci piace sentire!) e le tante anime, e non solo corpi, che si perderebbero. Per sempre.

Ci mostra quanto Lei ci ha amato e valutato: ha pagato per noi la vita di suo Figlio, come ha fatto il Padre.  

Da quel 2 Febbraio 1995, in modo misterioso, Maria, Segno di contraddizione, è diventata Segno di Giudizio divino e di separazione, punto di non ritorno. Quelle lacrime sono uno  spartiacque.  

Dall’accoglienza reale che ognuno di noi riserva a MARIA ADDOLORATA, a MARIA  CORREDENTRICE, scopre da che parte si trova: con Lei sotto la Croce o contro di Lei e contro la Croce. 

Già in figura era avvenuto così agli israeliti schiavi in Egitto: la notte della liberazione l’angelo sterminatore passò su tutto il paese di Egitto, sterminando i figli primogeniti del popolo oppressore, ma risparmiando le case segnate con il sangue dell’agnello. 

Per questa ragione, ogni primogenito degli israeliti veniva presentato nel Tempio, come proprietà di Dio, e  riscattato mediante il sacrificio di due piccole colombe…, segno dei due Innocenti che  dovevano riscattarci mediante il loro Sacrificio.  

Il 2 Febbraio 1995 Maria ci ha offerto il segno del Sangue dell’Agnello, affinché lo prendiamo nelle nostre case e nella nostra vita, “perché si avvicina la nostra liberazione” (Lc. 21,28). D’allora, forse, gli angeli del Signore vanno “segnando sulla fronte” coloro che accolgono il Sangue dell’Agnello, perché dietro di loro si avvicina l’angelo sterminatore…  

Qualcuno si è chiesto la provenienza di quel Sangue: da dove lo avrebbe preso Dio per farlo scorrere dagli occhi di una statuetta? Grande difficoltà! E da dove lo prese per riformarlo nelle vene ricostruite istantaneamente nel Corpo di Gesù, al momento della sua Risurrezione?  

Ripeto che il tempo è il problema per noi, ma non per Dio, che ha tutto in un eterno presente. Queste lacrime di Maria sono un segno di culminazione, nel senso che tutte le sue assistenze materne alla Chiesa culminano a Medjugorje, dove Lei si è manifestata come “la  Regina della Pace”, ultima delle invocazioni delle litanie del Rosario, e questa dovrebbe essere l’ultima mariofania a carattere universale (come fu comunicato al Papa in una lettera nel 1983),  preparazione al vero rinnovamento e trionfo della Chiesa. A sua volta, questa manifestazione di Medjugorje ha avuto, in modo arcano, come un ulteriore e silenzioso sviluppo in queste  lacrime a Civitavecchia.  

Rifiutata dopo tanti anni nella sua “patria adottiva”, è venuta come esule in Italia, alle porte di Roma, a Civitavecchia. Anche qui sarà pure rifiutata? Per Giuseppe e Maria, che stava ormai per dare alla luce il Figlio, non ci fu posto nell’albergo a Betlemme (Lc. 2, 7).  

La sua presenza in lacrime di sangue (e questo fa ricordare il messaggio del 24.05.1984 a  Medjugorje, già citato) vuol dire che le anime continuano “a perdersi nel peccato”, che i suoi materni messaggi restano ancora per noi belle parole e che purtroppo “abbiamo permesso che il suo Cuore pianga appunto lacrime di sangue”, e tutto questo malgrado aver superato Medjugorje la stessa Fatima in quanto a numero di pellegrini ogni anno. È necessario che di questo prendiamo coscienza. Non riduciamo il segno delle lacrime di Maria ad “un pio e commovente fatterello”, del quale possiamo tranquillamente discutere sul più e sul meno!  

A chi ha detto in modo sconsiderato che “in tutte queste apparizioni la Madonna parla troppo”, Lei risponde in silenzio con il discorso più eloquente, culmine di quanto Lei viene  dicendo dal 1830 in poi. La Conferenza Episcopale Jugoslava riconobbe legittimo il culto e i pellegrinaggi nel 1990, anche se posteriormente si ritornò ad una certa ambiguità.  

A chi chiedeva: “Che cosa vuol dire la Madonna con queste lacrime?”, rispondevo: guardiamo dentro nella nostra coscienza e capiremo. Quando una Mamma piange, vuol dire che non le resta altro da dire, che ci ha detto tutto, che le parole ormai stanno lasciando il posto ai fatti… Certo, ai miei parrocchiani dissi: se una mamma fa vedere ad un figlio il suo pianto, senz’altro è perché ancora confida in questo figlio, che possa comprenderla e  consolarla. È un segno di predilezione, di fiducia. Se io debbo chiedere un favore, mi rivolgo ad un amico, non ad un estraneo.  

Il culmine della vita di Gesù è stata la sua Passione e la sua Croce, mediante la quale ci ha redenti. Successivamente, la Risurrezione ha segnato l’inizio del trionfo del suo Regno. Così la Chiesa Chiesa, suo Corpo Mistico, sta per arrivare al culmine della manifestazione della Divina Misericordia, del trionfo della Redenzione: la Chiesa sta entrando nel periodo conclusivo della sua Passione, della sua “grande tribolazione”, necessaria “per entrare nella sua gloria” (Lc. 24,26), cioè nella manifestazione del Regno di Dio e la sua Giustizia, quel trionfo del Regno che  domandiamo nel Padre Nostro, il compimento della sua Volontà “sulla terra come in Cielo”…  

Sono come due versanti: l’epoca che volge al termine, nella quale si è manifestata la Redenzione, e quell’altra annunziata in tanti modi e da tanti mistici, nella quale avrà compimento pieno il Regno di Dio. Entrambe riflettono i due aspetti del mistero del Verbo Incarnato: Cristo Redentore e Cristo Re, la sua Incarnazione e la sua Parusìa (Lc.19,12-15), la  sua Misericordia e la sua Giustizia.  

Ebbene, credo legittimo pensare che quelle lacrime di Maria a Civitavecchia manifestino il culmine del mistero della Redenzione nella Chiesa e che, al tempo stesso, contengano un riferimento al tempo del Regno della Divina Volontà tanto sospirato. Anche le due fasi che si avvertono negli eventi di Civitavecchia, rappresentate dalle due statuette uguali della Regina della Pace, ma oggetto di segni diversi, sembrano fare riferimento ai due tempi del Mistero: la Redenzione e il Regno.  

Le lacrime di Maria sono segno del suo amore materno e quindi del suo dolore; noi siamo la causa di ciò. Questo Sangue dell’Agnello, che è anche suo, è segno della Passione: la Passione di Gesù e di Maria, venti secoli fa, e della Passione della Chiesa, adesso e nell’ora che arriva.  

Quel Sangue sul volto di Maria sta dicendo a noi: “Figli miei, ho preso Io le vostre lacrime ed il vostro sangue per risparmiarlo a voi, ma se non fate il possibile per asciugarmelo con la conversione e con l’amore c’è il pericolo che un giorno possa vederlo Io sul vostro volto”.  

Se non sappiamo piangere davanti alla Misericordia che piange, forse un giorno dovremo piangere davanti alla Giustizia.  

Il segno posteriore –che anch’io ho visto in filmati e di cui si parla in vari libri–, una sorta di  “olio profumato”, fa certo riferimento all’unzione dello Spirito Santo, a consacrazione, alla Carità, alla Pace… Sapremo di più quando un giorno saranno eventualmente resi pubblici dei “segreti” o “messaggi”. Nel frattempo possiamo osservare e riflettere.  

La statua della Madonna a Medjugorje ha un nome: “Regina della Pace”. Il suo atteggiamento pare che dica: “Vi sto chiedendo il cuore per darvi il Mio”…  Nelle sue manifestazioni alla famiglia Gregori, posteriori al tempo in cui ero parroco, si è  data anche altri nomi: “Madonna delle rose”, in evidente riferimento ai misteri del Rosario (è lo stesso con il quale era apparsa a San Damiano di Piacenza quarant’anni fa), “Regina delle famiglie” e “Madre della Chiesa”…  

Dico la verità, a rischio di essere frainteso: sono stato sempre restio a chiamarla “la Madonnina”, come di fatto è conosciuta. Lei è “la gran Madre di Dio, Maria Santissima”. È vero che “la Madonnina” è un modo vezzeggiativo e familiare di chiamarla, affettuoso anche, ma di per sé indica un oggetto, una statua (come quella del duomo di Milano), e le statue non piangono. Piangono le persone, e Lei è una persona che ci ha mostrato attraverso una sua immagine, nelle sue lacrime, il suo dolore ed il suo amore. Quindi, parlando di Lei e del segno che qui ci ha dato, penso che sarebbe stato più corretto nominarla diversamente: “la Madonna” per esempio. Per conto mio non la chiamo mai neppure col suo nome anagrafico, Maria, ma mi è molto più naturale chiamarla “Mamma”… Penso che a Lei piace di più.  

Il nome dell’immagine che ha pianto sangue a Civitavecchia, la Madonna stessa lo sta dicendo con le sue lacrime: Lei è L’ADDOLORATA, la CORREDENTRICE, perché ha collaborato con suo Figlio nella nostra Redenzione, perché venti secoli fa Lei stava sotto la Croce al momento di diventare la nostra Madre e così Lei starà di nuovo presso la Croce per raccogliere  la nostra vita e darci la Vita di suo Figlio.

Il titolo di “Corredentrice”, usato ampiamente da mistici, santi e pontefici (Giovanni Paolo II lo ha usato molte volte), non piace ad alcuni teologi del nostro tempo in ossequio al dialogo  con i protestanti, per cui in questo momento non gode ancora il favore di alcuni membri della Gerarchia. “Presso la Croce di Gesù stava Maria, sua Madre” (Gv. 19,25).  Quando morì Gesù, la sua Vita non poteva morire: continuò a vivere in Maria. Lei accolse la pienezza della Redenzione e ne divenne il deposito, la sorgente e il canale per darla agli uomini. Quando morì Gesù, la Redenzione fu interamente depositata, affidata e appoggiata in Lei, al punto che, così come Dio non si incarnò senza di Lei, così avviene di tutto il resto, che va compreso nell’Incarnazione.  

Pertanto, anche la Risurrezione fu opera di Dio e di Maria: Dio aveva messo come condizione indispensabile la Fede assoluta di Maria, la sua Speranza ed il suo Amore, cioè, l’esercizio della sua Maternità divina nel Volere onnipotente di Dio. Tutto dipendeva da Maria Corredentrice.

Adesso sta arrivando il tempo in cui la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, deve completare nella sua carne quello che manca alla Passione di Cristo (Col. 1,24). Adesso sta vivendo la Chiesa in quanto tale, un suo misterioso Getsemani. E quando un giorno si sentirà abbandonata da molti dei suoi discepoli e figli sperimenterà persino le tenebre dell’abbandono da parte di Dio, mentre il mondo si rallegrerà, credendo che sia morta, il Signore allora dirà: “La  bambina non è morta, ma dorme” (Mt. 9,24). La Chiesa non morirà perché, come Gesù, continuerà vivendo in Maria, fino alla sua Risurrezione. Di nuovo la Risurrezione ed il trionfo della Chiesa avverranno per mezzo di Maria. Senza di Lei tutto si ferma, nulla si ottiene, nemmeno il trionfo del Regno di Dio, che è il frutto supremo della Redenzione. Tutto dipende da Maria in quanto Corredentrice.

Il Sangue Prezioso di Gesù Cristo ed il Cuore Immacolato della Vergine Maria ci ottengano lacrime di pentimento e conversione. Ed offriamo le nostre sofferenze e sacrifici per la Chiesa attaccata crudelmente dall’esterno e dall’interno.”

Dieci anni dopo, il 15 marzo del 2005, con decreto dell’allora vescovo della città, Girolamo Grillo, la parrocchia che custodisce la statua delle lacrime di sangue, versate per ben 15 volte, è stata eretta a santuario. Mentre nell’aprile del 2014, alla vigilia del ventennale delle apparizioni, il nuovo vescovo in carica, Luigi Marrucci, ha incoronato la Vergine insieme a Grilllo, al vescovo Giovanni Marra e a molti sacerdoti della diocesi.

Riportiamo in ultimo una preziosa dichiarazione dell’allora Vescovo ci Civitavecchia Mons Grillo, tornato alla casa del Padre il 22/08/2016. 

“Fu Giovanni Paolo II, fin dall’inizio, a volere che lasciassi aperta la possibilità del soprannaturale”, spiega Grillo. “Il Papa mi fece telefonare dal cardinale Angelo Sodano, allora Segretario di Stato, chiedendomi di essere più prudente, di non chiudere subito la vicenda dicendo che si trattava di uno scherzo. Evidentemente Papa Wojtyla sapeva più cose di me”.

Il giorno cruciale della storia è il 9 giugno 1995. Quella sera monsignor Grillo varca il portone del Vaticano e sale nell’appartamento papale. Ha con sé, chiusa in un involucro, la statuina piangente. “Giovanni Paolo II mi aveva invitato a cena e aveva voluto che portassi la statua. Pregò a lungo davanti alla Madonnina, prima e dopo la cena. La corona e la coroncina del Rosario che ancora oggi si trova sulle mani della statuina fu lui a mettergliela”. Dunque Papa Wojtyla, il Pontefice scomparso nel 2005 da poco proclamato santo, venerò quella statuina perché evidentemente credeva all’autenticità di quelle lacrime. 

Di questa venerazione esiste anche una prova scritta. Nell’anno 2000, infatti, monsignor Grillo inviò al Papa una dettagliata relazione, di due pagine, nella quale era ricostruita la vicenda della Madonnina ma anche e soprattutto la visita e il colloquio nell’appartamento pontificio. “Me ne venne restituita una copia”, spiega il vescovo “controfirmata dal Papa, che aveva messo la sua sigla e la data in calce alla prima pagina del documento, quella in cui si parlava della visita che feci in Vaticano, da lui, portandogli la Madonnina”.

Ecco che cosa scriveva a Wojtyla monsignor Grillo in questo eccezionale documento: “Come Ella ricorderà prima di sederci a cena, durante la quale abbiamo parlato della lacrimazione di sangue della ‘Madonnina di Civitavecchia’ avvenuta anche fra le mie mani, abbiamo pregato assieme dinanzi alla stessa effigie della Madonna, che Ella ha benedetto, mettendole, sul capo, dopo averla baciata, una piccola corona d’oro e nelle mani la coroncina d’oro del Rosario che la statuina tuttora porta con sé”. “Mi disse quindi” scriveva ancora Grillo al Papa “che, per ora, sarebbe stato meglio non parlare di questo incontro e che un giorno sarei stato libero di dirlo al mondo…”. 

Dopo anni in cui il segreto è stato conservato, finalmente il vescovo emerito di Civitavecchia ha deciso di parlare. “Mi è stata fatta pervenire l’autorizzazione da parte della Santa Sede. Posso rompere il silenzio. Giovanni Paolo II credeva. Io all’inizio ero scettico. Il 25 maggio 1995, pochi giorni prima che gli portassi la statuina in Vaticano, al termine dell’incontro con i vescovi della Conferenza episcopale italiana, salutai il Papa, che mi domandò se la Madonnina piangesse ancora. Io esitavo e lui mi disse: “Ah! Voi vescovi italiani avete la testa dura e siete sempre dubbiosi”. Una frase che ho fissato nel mio diario…”.

“Mettiamo tutto nelle mani di Ratzinger…”

Che cosa accadde durante quella sera del 9 giugno? “Il Papa desiderava sapere tutto, ma mentre gli parlavo ebbi la netta sensazione che conoscesse già ogni cosa. Parlò a lungo del significato del pianto e citò il teologo Von Balthasar, affermando che le lacrime sono un modo con cui la Madonna ci invita alla conversione. Prima di metterci a tavola e poi anche dopo cena, pregammo davanti alla statuina. Poi mi impose il silenzio. E alla fine aggiunse: “Mettiamo tutto nelle mani di Ratzinger…”, che all’epoca era il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede”.

Non è mai troppo tardi: convertiamoci a Cristo, invochiamo l’aiuto della Sua Madre, la Vergine Maria Madre della Chiesa. E fiduciosi attendiamo, oranti, il trionfo del Suo Cuore Immacolato. Perché è certo: il bene vincerà.