In occasione della festività della festività dei 498 martiri beati spagnoli, vi ripropongo la Cerimonia di Beatificazione che si tenne in San Pietro nell’anno 2007.

Alla cerimonia in San Pietro ha partecipato anche una delegazione del governo di Madrid
Il cardinale Saraiva ammonisce: “Non accontentiamoci di un cristianesimo vissuto timidamente”. I nuovi beati sono stati uccisi tra il 1934 e il ’37. Il Papa: “Il loro numero dimostra
che la suprema testimonianza del sangue non è un’eccezione riservata soltanto ad alcuni”

CITTA’ DEL VATICANO – Circa 40.000 persone hanno seguito in piazza San Pietro la cerimonia per la beatificazione di 498 martiri spagnoli uccisi negli anni 1934, ’36 e ’37. A presiedere il rito il cardinale Josè Saraiva Martins, delegato dal Papa, che ha celebrato in spagnolo. In Piazza San Pietro anche una delegazione del governo guidata dal ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos accompagnato dall’ambasciatore di Madrid presso la Santa Sede, Francisco Vazquez e dal direttore generale degli Affari religiosi, Mercedes Rico. 

Ancora, tra i presenti i rappresentati di alcuni governi autonomi della Spagna in base alla provenienza dei martiri, tra gli altri quello di Catalogna: 146 dei martiri infatti sono stati uccisi nell’arciodeci di Barcellona. 

I martiri caduti durante la Guerra civile spagnola dal 1934 al 1937, ha detto il cardinale Saraiva, si sono “comportati da buoni cristiani e hanno offerto la loro vita gridando: viva Cristo re”. Tra i martiri elevati oggi alla gloria degli altari ci sono persone che vanno dai 16 ai 78 anni; si tratta di preti, monache e religiose ma anche di laici. “Tutti – ha ricordato il Prefetto della Congregazione per le cause dei santi – sono chiamati alla santità, tutti senza eccezioni come ha dichiarato il Concilio Vaticano II”. 

Ma il cardinale ha anche fatto qualche riferimento all’attualità spiegando che “non possiamo accontentarci di un cristianesimo vissuto timidamente”. Nel discorso, il cardinale ha citato più volte l’insegnamento di Benedetto XVI e in particolare ha ricordato che “essere cristiani coerenti impone di non inibirsi di fronte al dovere di dare il proprio contributo mal bene comune e di modellare la società sempre secondo giustizia, difendendo, in un dialogo forgiato dalla carità, le nostre convinzioni sulla dignità della persona, sulla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, sulla famiglia fondata sull’unione matrimoniale unice e indissolubile tra un uomo e una donna e sul dovere primario dei genitori all’educazione dei figli”. 

I nuovi beati spagnoli sono stati ricordati successivamente anche dal Papa durante la celebrazione dell’Angelus: “I 498 martiri uccisi in Spagna negli anni ’30 del secolo scorso sono uomini e donne diversi per età vocazione e condizione sociale, che hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa”, ha detto Benedetto XVI. 

“La contemporanea iscrizione nell’albo dei beati di un così gran numero di martiri – ha affermato ancora il Pontefice – dimostra che la suprema testimonianza del sangue non è un’eccezione riservata soltanto ad alcuni individui, ma un’eventualità realistica per l’intero Popolo cristiano”.