
1. Un personaggio misterioso
Nato in Siria da genitori persiani, quando bambino è andato ad Antiochia, dove probabilmente ebbe come maestro Teodoro di Mopsuestia (uno dei pionieri della dottrina erronea della doppia personalità di Cristo). Più tardi sentì la vocazione alla vita religiosa ed entrò nel convento di Euprepios, vicino ad Antiochia. Data la sua notevole eloquenza, lo chiamarono il “secondo Crisostomo”, e Teodosio II lo inviò alla sede patriarcale di Costantinopoli. Eletto patriarca di Costantinopoli nell’anno 428, da allora raddoppiò il suo zelo per educare la gente e lottare contro le eresie. Sempre si presentava come un uomo religioso, riformatore del popolo e del clero. Con la sua vita ascetica e con il fuoco delle sue parole, affascinava coloro che lo ascoltavano. Nonostante la sensazione di ortodossia e la chiarezza della sua dottrina, incontrò difficoltà nella Nuova Roma a causa delle sue espressioni cristologiche, che lasciavano perplessi le persone abituate ad altri modi di pensare. Il suo nome era Nestorio.
Un giorno, un prete di fiducia, di nome Anastasio negò pubblicamente, contro il beneplacito generale del popolo, che la Madonna era Madre di Dio (Theotókos). Quale non fu la sorpresa della gente nel vedere che anche l’arcivescovo Nestorio difendeva e cominciava a predicare questa dottrina. Affermava che Maria era la madre della natura umana di Cristo e, pertanto, deve essere chiamata Madre di Cristo (Christotókos). Però, in nessun modo una donna può generò a Dio, quindi non è la Madre di Dio. Lei diede alla luce l’uomo in cui abitava il Verbo, il Figlio di Dio.
Così, si formarono due correnti: una che difendeva la maternità divina e un’altra che la negava. Facciamo attenzione al seguente fatto:
“In un momento in cui Proclo, candidato infruttuoso per la sede di Costantinopoli, esaltava la Theotókos in una predica alla presenza dell’arcivescovo di Costantinopoli, prendendo poi questo la parola, allora, sentì il dovere di reprimere la sua invadente distinzione. Qui sorgono le due fazioni”. (GER vol. XVI, pag. 758. Madrid, 1973) (1)
2. La dottrina eretica
Si inizia in questo modo una vera e propria guerra. Nestorio promuove un incontro con i suoi e condanna i sostenitori della Madre di Dio. La risposta di questi non ci mette molto tempo, perché un giorno apparve alle porte della Chiesa di Santa Sofia, un cartello su cui erano messe le dichiarazioni del patriarca eretico che condannava coloro che dicessero che: uno è quello generato dal Padre prima di tutti i secoli, e un altro è quello nato dalla Vergine Maria.
Questa nuova dottrina presentava una serie di conseguenze disastrose per la Chiesa, perché, secondo lei, l’umanità di Cristo, quella che ha sofferto i dolori della passione, non poté redimere il mondo con una redenzione infinita e sovrabbondante, perché era limitata, finita. La redenzione perciò era distrutta. E la religione cattolica perdeva il suo significato.
Così, non si può dire Verbum caro factum est (il Verbo si fece carne), nemmeno applicarle certe espressioni del Vangelo che alludono alla sua divinità; perché anche se si voleva ponderare l’unione delle presunte due persone, divina e umana, in Cristo, non si riuscirà che le azioni della persona umana siano assegnate correttamente alla persona divina. Un errore disastroso!
Il primo a reagire con energia contro la campagna nestoriana fu Eusebio, sacerdote, futuro vescovo di Dorylaeum. Poi, il suo amico Proclo si unì a lui. Entrambi avevano il ruolo di primo piano nella difesa dell’ortodossia, in particolare nel contesto cristologico.
Nestorio, tuttavia, non tardò a dare una risposta all’offensiva Alessandrina. Accusò i religiosi che si opponevano alle sue idee di promuovere il disordine pubblico, e utilizzando la sua autorità e influenza, conquistò il governo, riuscendo ad arrestare e a maltrattare i tali religiosi, una volta che non poteva confutare le sue argomentazioni. Dispiaciuto della situazione, Nestorio ebbe il coraggio di informare Papa San Celestino I, che tardò a risponderlo.
3. Intervento di San Cirillo di Alessandria
Nel frattempo, la notizia della nuova eresia raggiunse le orecchie di San Cirillo di Alessandria, che prese la decisione di combattere strenuamente. Scrisse ai religiosi spiegando la vera dottrina della Chiesa dell’Incarnazione e la Theotókos (maternità divina), senza fare alcuna menzione a Nestorio. Alla fine dell’anno 429, San Cirillo scrisse a Nestorio per la prima volta, avvertendolo delle voci che correvano nella zona sulle sue dottrine, chiedendoli spiegazioni. Questo lo contestò apertamente, e invitò il santo alla moderazione cristiana. All’inizio dell’anno 430, San Cirillo scrisse la sua famosa seconda lettera a Nestorio, dove espose la dottrina cattolica dell’Incarnazione. Riportiamo qui un brano:
“Non diciamo, infatti, che la natura del Verbo è stata trasformata e si è fatta carne, ma nemmeno è stata trasformata in un uomo completo, composto di corpo e anima; prima, però, che il Verbo unì secondo l’ipostasi a sé una carne animata da un’anima razionale, diventando uomo, in modo ineffabile e incomprensibile, e fu chiamato figlio dell’uomo, non solo secondo la volontà o l’approvazione, né assumendo solo la persona; e cosa sono le varie nature che si uniscono in vera unità, ma solo un Cristo e Figlio che risulta da entrambi; non perché la differenza delle nature sia stata annullata dall’unione, ma invece, perché la divinità e l’umanità, con il suo ineffabile e arcano incontro nell’unità, costituì per noi un solo Signore e Cristo e Figlio” (D 250).
Oltre a spiegare la dottrina dell’Incarnazione, non lasciò di chiarire quella della Theotókos insistendo quindi nella riconoscenza dal Patriarca di Costantinopoli all’inadeguatezza delle sue idee e a riprendere il cammino della sana dottrina. Ecco il brano che contiene la dottrina della divina maternità della Vergine Maria:
“Infatti, non nacque prima della Santa Vergine un uomo qualsiasi, su cui poi scenderebbe il Verbo, ma si dice che questo, unito dal grembo materno, assunse la nascita carnale, appropriandosi la nascita della sua propria carne. Quindi, (i santi Padri) non hanno esitato a chiamare la santa Vergine di Deìpara (che ha dato alla luce Dio), non nel senso che la natura del Verbo o la sua divinità abbia avuto origine dalla santa Vergine, ma perché era della Vergine il santo corpo con anima razionale a cui era unito secondo l’ipostasi. Il Verbo si dice nato secondo la carne”. (D 251)
Nestorio scrive anche a San Cirillo anche una lettera, che diventerà famosa perché letta e pubblicamente condannata al Concilio di Efeso. Si dice che ancora non si può chiamar Maria come Madre di Dio, ma solo come Madre di Cristo:
“La divina Scrittura, sempre che ricorda l’economia della magistrale salvezza, assegna la nascita e la passione, non alla divinità, ma all’umanità di Cristo, in modo che, in termini più corretti, la santa Vergine è chiamata Cristìpara e non Deìpara”. (D 251d)
Insiste ancora sulla distinzione delle due nature in Cristo e accusa Cirillo di apolinarista, basando le sue parole su una errata interpretazione della tradizione evangelica:
“È giusto e d’accordo alla tradizione Evangelica confessare che il corpo è il tempio della divinità del Figlio, tempio nel senso di una e divina unione degli elementi, in modo che la natura divina si appropria di ciò che appartiene a questo tempio. Ma quando al termine appropriazione vengono associati le proprietà della carne aggiunta, cioè, la nascita, la passione e la morte, esso, ò fratello, si tratta di un pensiero erroneo, secondo i greci pagani, o affetto dallo squilibrio di Apollinare, di Ario e di altre eresie”. (D 251e)
4. Sansone all’eresia
Rendendosi conto che i suoi sforzi erano nulli, San Cirillo scrive lettere al fine di vincere sostenitori contro Nestorio. Si preoccupa di fare un dossier con un’antologia di testi patristici. Infine, appellò a Roma, scrivendo a Papa San Celestino I raccontando tutto quello che era accaduto. Con la lettera inviò i testi dei sermoni di Nestorio, un riepilogo degli errori, i testi patristici che lui, San Cirillo, aveva preparato e una copia delle lettere all’eretico.
Con tutto questo, il Papa era sufficientemente informato sulla situazione della Chiesa d’Oriente, e ben presto prese serie decisioni per ridurre gli errori di Nestorio. Nell’agosto 430, convocò un sinodo a Roma per condannare la dottrina nestoriana. Inviò lettere ai vescovi più importanti d’Oriente, al clero e al popolo di Costantinopoli. Anche Nestorio ricevé una lettera in cui il Papa sosteneva la cristologia ciriliana e in cui diceva che se in dieci giorni non si ritrattasse per scritto per tutti i suoi errori e si unisse ad Alessandria, sarebbe scomunicato.
San Cirillo è stato nominato incaricato di eseguire la sentenza contro Nestorio, a nome della Santa Sede. Convocò nel novembre dello stesso anno, un sinodo a Alessandria, in cui rinnovò la condanna di Nestorio e scrisse una terza lettera nella quale esponeva i veri principi sull’Incarnazione e un’elenco dei dodici anatemi contro la dottrina nestoriana.
Nel frattempo, Nestorio cercò di ottenere il sostegno da parte dell’imperatore. Questo decise di convocare un concilio. Teodosio II informò i vescovi d’Oriente e il Papa del suo piano di celebrare un concilio ecumenico a Efeso, che fu poi il terzo della cristianità. A questo Concilio, la dottrina nestoriana fu definitivamente condannata, e salvaguardata la dottrina dell’unità di Persona in Nostro Signore Gesù Cristo, e di conseguenza la divina maternità della Vergine Maria.
Luiz Carlos da Silva
Riferimenti bibliografici
CAROL, Juniper B., O. F. M. Mariologia. Trad. Maria Angeles G. Careaga. Madrid: B. A. C., 1964.
DENZINGER, Heinhich. Compêndio dos símbolos, definições e declarações de fé e moral. Trad. José Mario Luz e Johan Konings. São Paulo: Paulinas, Loyola, 2007.
ENCICLOPEDIA MARIANA “THEOTÓKOS”. Trad. Dom Francisco Aparicio. Madrid: Studium, 1960.
GRAN ENCICLOPEDIA RIALP. Tomo VII e XVI. Madrid: Rialp, 1972.
LLORCA, Bernardino, S. I.. Historia de la Iglesia Católica. Vol. I, Edad Antigua. 8a edição. Madrid: B. A. C., 2001.
PIO XI. Lettera Enciclica Lux Veritatis. 25 de dezembro de 1931. Disponível em acessado em 15 de maio de 2009.
1. En una ocasión en que Proclo, candidato sin exito para la sede de Contantinopla, exaltaba la Theotókos en un sermón pronunciado en presencia del arzobispo de Constantinopla, tomando éste seguidamente la palabra se sentió en el deber de recalcar su inoportuna distinción. Es aquí cuando se originan las dos facciones.
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