Molti e molti anni fa, nei versanti verdeggianti di una collina della Baviera, si ergeva un piccolo villaggio che sembrava tratto dal Paradiso più che costruito su questa terra.
Le case, anche se semplici, erano un capolavoro di buon gusto e pulizia. I loro davanzali erano ornati con vasi di gerani e altre piante, disposti in maniera molto organizzata e bella. Anche nei giorni più caldi, una cascata cristallina forniva gli abitanti del villaggio di acqua fresca, mentre la soave brezza scesa dalle alte vet? te attenuava il caldo durante i lavo? ri quotidiani.
Un po’ lontano dal centro della cittadina abitava un uomo modesto che, per mantenere la sua famiglia, si dedicava con passione a coltivare le rose. Le piantava di tutti i tipi, otte? nendo una varietà incredibile di colori. Non si vedevano fiori più belli nelle vicinanze. Tutti i giorni il Si? gnor Franz – questo era il suo nome – annaffiava i roseti con molto affet? to, nella speranza di veder spuntare rigogliosi i boccioli, pronti a trasfor? marsi in magnifiche rose.
Un giorno, mentre stava lavorando in un’aiuola, gli parve di sentire alcune parole. Alcune le udiva in forma molto distinta e altre erano più difficili da intendere. Spaventato, avvicinò l’orecchio e si imbatté su una scena del tutto inaspettata… Le voci provenivano dai fiori!
— Ancora acqua, per favore! Ne sento già il bisogno! – diceva un bocciolo ancora verde, che cominciava ad assumere una colorazione gialla.
— Vero, anch’io non riesco a rimanere senz’acqua. Non posso sopportare il calore del sole e voglio ricevere, ricevere e ricevere sempre di più! – intervenne un altro rossastro, con una voce scontrosa.
Il signor Franz, sebbene molto incuriosito, non poté continuare ad ascoltare la conversazione, perché era appena arrivato un vicino e lo chiamava. Esaudite le sue richieste, tornò dai roseti. Tutto permaneva in silenzio, come sempre.
Dopo un po’ di tempo, si rese conto che a questi fiori stava succedendo qualcosa di strano, essi pensavano solo a ricevere acqua e cure: non sbocciavano! Stupito, raddoppiò la sua attenzione e preoccupazione, finché non li sentì conversare di nuovo.
— Non voglio fiorire perché sono bella e profumata. Se divento un fiore, perderò il profumo che custodisco. Inoltre, i miei bellissimi e soavi petali in poco tempo seccheranno e cadranno! Preferisco chiudermi in me stessa! – proclamava con orgo? glio il bocciolo di rosa rosso.
— Nemmeno io voglio aprirmi! Se lo faccio, il giardiniere mi strapperà presto da terra. Il mio stelo sottile non crescerà più, né si perfezionerà la mia bellezza! Inoltre, tutto ciò farà molto male! – ribatté quello giallo.
Preoccupato, il sig. Franz iniziò a esaminare le altre rose del giardino, verificando, sollevato, che poche sembravano essere contaminate dal terribile “virus” dell’egoismo. Le altre continuavano ad aprirsi ed esalare il loro gradevole profumo.
Tuttavia, pochi giorni dopo, stava innaffiando le piante quando sentì nuovamente alcune di loro conversare:
— Wow! Acqua! Che bello! Se questo zelante giardiniere ci gettasse qualche goccia di tanto in tanto, sarebbe sufficiente per essergli grate. Ma lui fa molto di più! Viene a trovarci ogni giorno, ci libera da parassiti e insetti nocivi, si preoccupa della nostra fragilità e si rallegra dei nostri progressi… In segno di gratitudine, darò quello che ho di più bello per lui!

E cominciò a sbocciare.
— Certo, noi riusciamo ad essere così belle soltanto col suo aiuto! Immaginate, care sorelle, come saremmo se fossimo nate in mezzo ai cespugli, senza che nessuno si preoccupasse di noi? Sto esalando il meglio del mio profumo per il giardino, in segno di gratitudine – disse la più piccola delle rose, aprendo i suoi vellutati petali color cremisi e lasciando il buon giardiniere molto soddisfatto.
I giorni continuavano a scorrere. I fiori, che volevano solo ricevere, seccarono e marcirono, divenendo puzzolenti e sfigurati. Fu necessario strapparli dall’aiuola e gettarli nel fuoco. Quelli invece che si sforzarono a donarsi intensificavano sempre più il loro profumo e incanto.
In una limpida mattinata, un grande evento venne a turbare la calma del paese: lungo la strada vicina passava una comitiva di uomini illustri al servizio dell’imperatore, di ritorno dal loro viaggio. Si fermarono a contemplare il meraviglioso panorama e, quando videro il giardino del signor Franz, rimasero stupefatti. Dal luogo in cui si trovavano, le aiuole fiorite componevano uno stupendo tappeto, di varie forme e colori. Tanto piacque loro lo scenario che decisero di deviare dal loro percorso per visitare un così lussureggiante giardino.
Quando arrivarono, trovarono il signor Franz che contemplava delle magnifiche rose, che erano sul punto di essere tagliate. Scendendo dalle carrozze reali, gli chiesero di procurare un bel bouquet e di confezionarlo con molta cura, perché volevano portarlo all’imperatrice e il percorso sarebbe durato ancora due o tre giorni. L’umile giardiniere rimase a bocca aperta: i suoi fiori, come regalo per l’imperatrice?! Che onore immeritato! Andò a prendere le forbici, mentre le piccole creature floreali si preparavano per l’ora più difficile della loro esistenza.
— Coraggio, sorelle mie! – disse la rosa cremisi, che sembrava avere una certa predominanza sulle altre. Finora abbiamo dato con gioia il nostro profumo, la nostra grazia, il nostro colorito. È giunto il momento di donarci completamente!
— Hai ragione! Il signor Franz non farebbe nulla per il nostro danno. Se ci consegna a questi uomini così distinti, è per qualche importante motivo – concordò una semplice rosa bianca.
Addentrandosi nelle aiuole, ini? ziò a tagliare i fiori più belli. Li dispose squisitamente in un contenitore condizionato con acqua e sabbia pulitissime e li consegnò con un inchino ai nobili viaggiatori.
Quando arrivarono al palazzo imperiale, alcune fanciulle di corte le tolsero dal vaso di argilla in cui erano collocate e le trasferirono in un prezioso vaso di cristallo da presentare all’imperatrice. Quando le vide, ne fu deliziata. Tanto stupende , tanto gradevole il loro aroma, che non si stancava di elogiarle.
Mai quei semplici fiori avevano sognato un destino così onorevole: la loro generosità li rese degni di decorare un palazzo meraviglioso e di rallegrare la più augusta e buona regina! (Rivista Araldi del Vangelo, Luglio/2019, n. 194, p. 46 – 47)
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