“Ogni effetto che l’alimento produce nella vita corporale, l’Eucaristia lo produce nella vita sovrannaturale”, insegna San Tommaso. Vediamo come un famoso teologo, P. Ferdinand-Doratien Joret, OP, discepolo del Dottore Angelico, sviluppa questa bellissima verità della fede.
Nel discorso pronunciato dopo la moltiplicazione dei pani, Nostro Signore afferma con insistenza che Lui è il Pane della Vita.: “I vostri padri, nel deserto, hanno mangiato la manna e sono morti. Questo è il pane che discende dal cielo (…) Chi mangia di questo pane vivrà in eterno. E il pane, che io gli darò, è la mia carne per la salvezza del mondo. (…) La mia carne è veramente cibo” (Gv 6, 49-55).
Il Dottore Angelico, con una formula che poi il Concilio di Firenze ha consacrato, ha detto: “Ogni effetto che l’alimento produce nella vita del corpo, l’Eucaristia lo produce nella vita sovrannaturale; in altre parole, essa la conserva, la fa crescere, la ristora e la diletta” (III, q.79, a.1) preservandola dalla morte.

L’Eucaristia conserva la vita sovrannaturale
Gesù garantisce che chi mangia di questo pane non morirà mai. Evidentemente, non si tratta qui della vita del corpo, ma della vita della grazia nell’anima e della morte sovrannaturale provocata dal peccato, definito appunto per questo mortale. È da questa morte che l’Eucaristia preserva l’anima. Il Concilio di Trento lo afferma con termini precisi: L’Eucaristia non rende questa morte totalmente impossibile. No! Neppure l’alimento corporale ci assicura la vita corporale contro ogni accidente. Come afferma San Tommaso, “l’effetto dell’Eucaristia si adatta alla condizione dell’uomo che la riceve.
La materia su cui si esercita l’azione condiziona sempre l’effetto prodotto in lei dall’azione. Dunque, la condizione dell’uomo in questa vita è tale che il suo libero arbitrio può inclinarsi verso il bene o verso il male. Stando così le cose, per quanto questo Sacramento abbia, in sè, la potenzialità sufficiente per preservare l’uomo da ogni peccato, non per questo chi lo riceve smetterà di essere libero di peccare, se vuole, e così di morire sovrannaturalmente”. Tuttavia, notiamo bene questa capacità del Sacramento, in se stesso, di preservare da ogni peccato. Negli alimenti corporali, non vi è niente che si possa comparare all’Eucaristia.
Poiché gli alimenti non consentiranno mai di evitare la morte. Dal canto suo, nell’Eurarestia, è Cristo che, in persona, sotto l’apparenza del pane e del vino, Si dà a noi come alimento. Da dove ci può venire la morte? Da una infezione interna o da una ferita esterna. Con gli alimenti e i rimedi si evitano le malattie interne, e quanto alle armi la persona si cautela contro i possibili attacchi esterni. L’Eucaristia assolve perfettamente a questi due requisiti: Cristo stesso, intimamente unito al nostro cuore, Si fa nostro alimento e rimedio, ci dà vigore e previene contro ogni agente morboso di corruzione interna.
E rivestito, come qui si trova, del simbolismo della sua Passione, per mezzo della quale il demonio è rimasto definitivamente vinto, lo spaventa e allontana da noi i suoi diabolici attacchi. Dice San Giovanni Crisostomo che, alla maniera dei leoni che esalano fuoco e fiamme dalla bocca, terrorizziamo i demoni quando riceviamo la divina Eucaristia.
Fa crescere e aumenta
L’alimento fa molto di più che conservare la vita, esso la aumenta. Nella vita corporale, questa crescita è limitata, invece la vita spirituale ha il privilegio di crescere indefinitivamente, sempre di più, grazie all’influenza del Pane Eucaristico. È chiaro che tutti i sacramenti dei viventi, per il semplice fatto di aumentare la grazia, fanno crescere la vita soprannaturale nell’anima, ma lo fanno ognuno con un proprio fine specifico. La Confermazione dà vigore all’anima per poter lottare contro i nemici esterni, l’Unzione degli Infermi sorregge nell’infermità che la priva delle risorse normali nell’ora più critica della vita.
L’Ordine e il Matrimonio danno a chi li riceve la capacità di concorrere per il bene generale della Chiesa, ognuno nella propria condizione, nvece, l’Eucaristia sviluppa la vita sovrannaturale in se stessa, in modo che crescano sempre più in noi le energie divine arrivando alla perfezione spirituale per mezzo dell’unione con Dio. Nell’unione con Dio, il nostro ultimo

Comunione durante la cele-
brazione del Corpus Domini
fine, troviamo la perfezione del nostro essere, che si realizzerà in maniera definitiva nella gloria celeste, nella quale godremo della felicità eterna. A questa ci incammina direttamente l’Eucaristia.
“Oh Sacro Banchetto, nel quale ci alimentiamo di Cristo, rievoca la sua Passione, l’anima si riempie di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura!” – canta la Chiesa. La Passione, rappresentata al vivo nell’Eucaristia, ci ha aperto le porte del Cielo. La Comunione ci applica la virtù riparatrice e rigeneratrice della Passione, dandoci la forza per salire lungo il sentiero della Croce, che lentamente conduce il seguace di Cristo alla gloria celeste. A maggior ragione, all’Eucaristia diamo il nome di viatico e lei è ben rappresentata da quel pane che ha dato al profeta Elia il vigore necessario per arrivare in cima alla montagna di Dio.
L’Eucaristia è più che un viatico. Poiché con questo pegno della vita futura pregustiamo già la felicità celeste! Sebbene misteriosamente, non c’è dubbio, con la Comunione abbiamo già in noi l’oggetto della nostra felicità eterna, e ci cibiamo di quell’alimento di cui parlava l’Angelo Raffaele a Tobia: “Io mi nutro di un alimento che voi non conoscete” (Tb 12, 19). Il Pane degli Angeli è venuto per essere alimento degli uomini, e costoro se ne cibano già su questa terra, realmente, anche se imperfettamente, mentre attendono di giungere in Cielo, quando Dio gli apparirà e, passando per ognuno di loro, li servirà, seduti tutti loro al banchetto che fa la felicità delle Tre Persone Divine.
Il nostro stesso corpo risusciterà per essere partecipe anch’esso di Cristo, che gli avrà dato una dignità speciale per la vita futura e avrà depositato in lui il lievito dell’immortalità. Gesù ha promesso formalmente che resusciterà nell’ultimo giorno tutti coloro che avranno mangiato della sua Carne e bevuto del suo Sangue.
Ristora
Un terzo effetto della nutrizione, oltre al fatto che conserva e fa crescere la vita, è quello di ristorarla, recuperando le forze che incessantemente si vanno spendendo. Il Pane Eucaristico ci ritempra anche perché ci perdona i peccati veniali. È il loro antidoto, afferma il Concilio di Trento. Così, conviene comunicarsi con la maggiore frequenza possibile.
Dà il benessere spirituale
Come quarto e ultimo effetto, chi mangia di questo Pane sperimenta nella sua anima un benessere analogo a quello che è solito offrire al corpo un buon cibo. È un fatto confermato dall’esperienza. Quante anime oppresse dalle fatiche e dalle sofferenze ricevono dalla Comunione mattutina la rassegnazione, la serenità e la gioia!
(Rivista Araldi del Vangelo, Dicembre/2005, n. 23, p. 22 – 23)
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