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La Chiesa Cattolica, nel suo insieme, è la società di Dio con gli angeli e gli uomini di fede. Durante tutta l’eternità essa sussisteva in Dio, o meglio, era Dio stesso: società ineffabile di tre persone in una stessa essenza. Adesso essa traspone i secoli, passa sulla terra per associarci alla sacra unità universale e perpetua, e ritornare con noi all’eternità da cui venne.

I primi ad essere chiamati a questa unione furono gli angeli. Essendo stati creati buoni, però liberi, Dio li pone a prova, così come fece con noi. Da allora ci fu un sospetto ed eresia. Invece di prendere come unica regola sé stessi. Furono esclusi dalla comunione di Dio, ma non dalla sua provvidenza.

Divisi in nove cori subordinati uno all’altro, gli angeli che si conservarono fedeli furono un esercito invincibile. Il suo numero è incalcolabible.

Quando l’Altissimo è seduto sul suo trono, mille angeli lo servono, e diecimila volte centomila compongono la sua corte. Egli chiama sé stesso il Dio degli dei. Vi sono angeli incaricati di governare gli astri, gli elementi, i regni, le province; altri, il comportamento degli individui.

Come filgi della Chiesa, costituiamo con essi un’unica società. Perché, dice San Paolo ai cristiani della razza di Giacobbe: “non vi avvicinaste come coloro che ricevettero l’antica legge da una montagna sensibile e terrestre, da un fuoco ardente e da una nuvola scura e tenebrosa, da tempeste e fulmini, dal suono di una trombetta, e del clamore di una voce formidabile. Ma vi avvicinaste dalla montagna di Sion, dalla città del Dio vivo, dalla Gerusalemme celeste, da inumerevoli miriadi di angeli, dall’assemblea e dalla Chiesa dei primogeniti che sono inscritti in cielo, da Dio che è il giudice di tutti, dagli spiriti dei giusti che sono nella gloria, da Gesù che è il mediatore della nuova alleanza, e da quel sangue che fu versato per noi e che parla con maggior vantaggio che quello di Abele.

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Fin dall’inizio vi fu il ministero dei santi angeli. Dopo aver lanciato la sua sentenza sui nostri primi due antenati, Dio mise i cherubini alle porte del paradiso terrestre con una spada fiammante, incaricati di custodirgli l’ingresso. Erano probabilmente i quattro cherubini citati diverse volte nelle profezie di Ezechiele e nell’Apocalisse di San Giovanni, e che apparivano come le quattro principali potenze tramite cui Dio governa l’universo materiale, il genere umano e la Chiesa cristiana. Il suo insieme forma una specie di carro su cui l’Altissimo avanza attraverso i mondi e i secoli; un trono su cui è seduto, e da cui egli lancia le sue sentenze sui re e sulle nazioni. Dal centro del trono partono i tuoni e i fulmini che eseguono le sue sentenze. Sarà questo, forse, il significato della spada di fuoco impugnata all’ingresso del paradiso. Dio che a principio aveva trattato l’uomo con la familiarità di un padre, vuole fargli succedere, come pare, il formidabile apparato di un signore e sovrano giudice.

Con Abramo ha inizio un’era di misericordia. Tre angeli o personaggi, in cui i Padri della Chiesa riconobbero le tre persone divine, appaiono a lui sotto la quercia di Mambrè e gli annunciano un figlio in cui saranno benedette tutte le nazioni della terra. Due angeli salvano Lot e la sua famiglia, prima di dare inizio alla distruzione di Sodoma e Gomorra. Si vede la provvidenza ministeriale dell’angelo riguardo Agar e Ismaele, padre degli arabi: l’angelo di Dio nell’episodio del sacrificio di Isaia sulla montagna di Moriah, più tardi del Calvario: gli angeli di Dio salendo e scendendo la scale di Giacobbe, a Bethel: la lotta di Giacobbe contro un angelo che lo benedice e gli dà il nome di Israele: gli angeli al cospetto di Dio, e satana tra loro, nella storia di Giobbe: l’angelo dell’Eterno nel rovo ardente, affidando una missione a Mosè: l’angelo di Dio che guidò il popolo di Israele: l’angelo che appare a Gedeone e lo incarica di salvare il suo popolo: l’angelo che annuncia la nascita di Sansone, che libererebbe il popolo dal giogo dei Filistei. Dopo aver predicato la penitenza nel regno di Israele, il profeta Elia dinanzi al trono di Dio riceve una missione. I cherubini furono avvistati dal profeta Ezechiele.

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Vi sono soltanto tre angeli i cui nomi ci è concesso conoscere dalle Sacre Scritture.

Michele è il grande capitano dell’esercito celeste. Il suo nome Mi-ka-El significa, chi è come Dio? 
Quando Lucifero, accecato dall’orgoglio, volle uguagliarsi all’Altissimo, Michele esclamò con voce tonante: “Chi è uguale a Dio?” E seguito dagli angeli fedeli, precipitò dall’alto dei cieli la truppa ribelle degli apostati. Così divenne il protettore del popolo di Israele; adesso lo è della Chiesa. Gioiamo di essere sotto il comando di un capo così coraggioso; ma imitiamo anche la sua fedeltà.

La grande battaglia iniziata in cielo prosegue sulla terra, Battaglia il cui oggetto siamo noi. Satana e i suoi demoni vorrebbero trascinarci con lui all’inferno; Michele e i suoi angeli vorrebbero portarci con loro in cielo. Con chi rimarremo eternamente? Con chi siamo adesso? Necessariamente dobbiamo essere con l’uno o con l’altro: non è possibile conservarci neutrali. Di fianco a chi combatteremo? Di chi seguiremo le inspirazioni? Dell’angelo di Dio o dell’angelo di Satana? Se moriamo nello stato in cui ci troviamo, sarebbe un angelo o un demonio, che ci presenterebbe al tribunale di Dio? In effetti, quando moriamo, San Michele ci riconoscerà come fedeli compagni di armi?

Se mi lascio sconfiggere dal demonio in questa battaglia, la colpa sarà unicamente mia. Dio mi concesse un difensore per il corpo e per l’anima, il mio angelo buono. Basterà ascoltarlo: combatterà con me e per me. In fondo vi è soltanto un nemico da temere: me stesso.

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Gabriele, il cui nome significa Forza di Dio, annuncia al profeta Daniele l’epoca della grande opera di Dio, l’epoca del Figlio di Dio fatto uomo, Cristo condannato alla morte, la remissione dei peccati, il Vangelo predicato a tutte le nazioni, la rovina di Gerusalemme e del suo tempio, la condanna finale del popolo ebreo. È lo stesso angelo Gabriele che predice al sacerdote Zaccaria, nel tempio, nel santuario, accanto all’altare dei profumi, la nascita di un uomo che sarà chiamato Giovanni, o pieno di grazia, e non più annuncerà la venuta del Salvatore, ma che lo indicherà: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” È lo stesso arcangelo, sempre inviato per annunciare le cose grandiose, che si recherà all’umile casa di Nazareth per annunciare alla Vergine Maria la più grande di tutte le cose: comunicare che, senza che lei smettesse di essere vergine, avrebbe dato alla luce al Figlio dell’Altissimo, che sarebbe stato chiamato Gesù o Salvatore, perché sarebbe stato il Salvatore del mondo. È questo glorioso arcangelo che ci insegna a dire come lui: ” “Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei la benedetta fra le donne!”

Raffaele, il cui nome significa medico o guarigione di Dio, si fa conoscere da Tobia: “Quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede, ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”.

Beato Tobia! Diremo noi. Ebbe un angelo come compagno di viaggio! Ma ognuno di noi non ha un angelo di Dio che lo accompagna dappertutto? ….Pensiamo a ciò con la necessaria frequenza?