Quel volto nessuno finora lo aveva mai visto. Maria Goretti, la piccola martire della purezza, proclamata santa da Pio XII nel 1950.

Il suo corpo riposa nel santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito dai padri Passionisti.

Come viene confermato oggi dall’Osservatore Romano e anni addietro da Famiglia Cristiana è spuntata una fotografia, unica, inedita, che dà volto a quella bambina, finita nel vortice di una storia di poveracci, coloni che faticavano in campagne grame e venivano considerati i più miserabili abitanti dell’ Agro Pontino, terre di agricoltura estensiva, fondi rurali con case fatiscenti, contesti di violenza e delitti spesse volte tra le mura domestiche.

   Questa è la storia di un’ ipotesi e di una ricerca accanita che da cinque anni un architetto cocciuto, storico e consulente della Congregazione per la dottrina della fede, insegue con ogni sua forza. Si chiama Ugo de Angelis e studia quelle campagne e quegli insediamenti di famiglie poverissime che verso la fine dell’ 800 coltivavano la terra a mezzadria. Ma è anche la storia di una vittoria per un anziano sacerdote passionista che ha dedicato tutta la vita allo studio dell’ ambiente di santa Maria Goretti. Ha 102 anni, si chiama padre Fortunato Ciomei e molti anni fa aveva creduto di aver individuato il volto della santa in un’ altra fotografia. Ma si sbagliava.
Eppure fu lui a indirizzare de Angelis sulla pista giusta. Adesso che la ricerca è finita, e il viso di Maria Goretti emerge tra i grigi di un’ immagine fermata sulla lastra, de Angelis sorride e racconta una partita a scacchi tra carte, planimetrie, analisi somatiche, incartamenti di processi giudiziari e canonici. Sono molti i personaggi in questa storia, tra i quali Joseph Ratzinger, che nel 2004, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, compie un viaggio sui luoghi della memoria del martirio di santa Maria Goretti, accompagnato proprio da Ugo de Angelis: «Gli parlai della foto che mancava, delle ipotesi di Ciomei, della possibilità che qualcuno quella foto l’ avesse davvero».

     Ratzinger sale le scale di quella casa nelle Ferriere di Conca, antico possedimento pontificio, trasformato verso la fine dell’ 800 dai conti Gori Mazzoleni in una fabbrica di carta paglia, visita il luogo dove Alessandro Serenelli tentò di violentare e poi uccise Maria Goretti. Ricorda: «Fu un giorno di fatica e di doloreper tutti». Qualche settimana dopo de Angelis riceve una lettera di Ratzinger: «Ho potuto ricavare utili informazioni e notizie per me fino allora sconosciute. Che il Signore la ripaghi dei suoi sforzi».

L’ architetto raddoppia gli sforzi e l’ anno dopo trova la foto. Rivela: «Fu padre Ciomei a indicarmi gli eredi dei conti Gori Mazzoleni. Io andai dalle figlie del conte che mi aprirono l’ album di famiglia». E c’ era quella foto: un gruppo di bambini sull’ aia, una ragazzina un po’ più alta, una signora vestita di nero, l’ altra di grigio. Ma la foto è un enigma che va svelato. Monsignor Alejandro Cifres, capo dell’ archivio della Congregazione per la dottrina della fede, mette a disposizione i faldoni del processo canonico, che si rivelano una minieradi testimonianze.

     Ma per prima cosa bisogna collocare la foto. Quella di de Angelis è una galoppata tra aerofotografie del tempo del Duce e diari di medici dell’ Agro Pontino. Incrocia date, ricostruisce storie di famiglie, dà un nome agli altri volti con un pizzico di fortuna. E intraprende con il passionista centenario una fitta corrispondenza. Padre Ciomei gli rivela che il conte Gori Mazzoleni aveva comperato una macchina fotografica e amava immortalare scene di vita contadina. De Angelis confronta volti, cerca testimonianze. Negli incartamenti delle indagini dei Regi Carabinieri c’ è molto: descrizioni accurate, interrogatori.

Ora spiega:«Non è stato facile». Ma Ugo de Angelis non dice che senza la sua esperienza di studioso quella fotografia non avrebbe “parlato”. Maria Goretti quel giorno, che de Angelis data a pochi mesi dalla morte nell’ inverno del 1902, era spensierata e felice. 

Fa notare de Angelis: «È più alta degli altri bambini perché sta in piedi su un secchio». L’ autopsia dirà che era alta 1 metro e 38 centimetri. Aveva 12 anni. Prima di morire perdonò il suo aggressore
La fotografia campeggia anche nella copertina del volume “In quella foto c’è Maria. Una storia di virtù, crudeltà e pentimento” (Edizioni Nane, 2014), prefato da monsignor Alejandro Cifres, direttore dell’Archivio della Congregazione per la dottrina della fede: custodita nell’album di famiglia degli eredi Gori Mazzoleni, raffigura un momento di vita contadina, con uno stuolo di galline che conferisce al contesto un accattivante sapore rustico, fatto di semplicità. Quella semplicità che, del resto, è il tratto principale della piccola martire della purezza, proclamata santa da Pio XII nel 1950.
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Con la morte Maria pagò il rifiuto di sottoporsi all’abuso di un minorenne, che la colpì più volte con un coltello da cucina: poco più che bambina, pur agonizzante, chiese al Signore di perdonare il suo carnefice e alla mamma disse: «Voglio che venga un giorno con me in paradiso».

Santa Maria Goretti fu canonizzata da Papa Pio XII, il 24 giugno 1950. La cerimonia, alla quale partecipò sua madre, insieme ai figli e nipoti, dovette esser realizzata in Piazza San Pietro, perché non c’era spazio sufficiente all’interno della Basilica.

Il 6 luglio 2003, concludendo le commemorazioni del centenario della sua morte, il Beato Giovanni Paolo II chiedeva, nel suo pronunciamento dell’Angelus: “Che cosa dice ai giovani d’oggi questa giovane fragile, ma cristianamente matura, con la sua vita e, soprattutto, con la sua morte eroica?”

E continuava: “Marietta – così veniva familiarmente chiamata – ricorda alla gioventù del terzo millennio che la vera felicità esige coraggio e spirito di sacrificio, rifiuto di ogni compromesso con il male e disposizione a pagare di persona, anche con la morte, la fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti.

“Quanto attuale è questo messaggio! Oggi si esaltano spesso il piacere, l’egoismo o addirittura l’immoralità, in nome di falsi ideali di libertà e di felicità. Bisogna riaffermare con chiarezza che la purezza del cuore e del corpo va difesa, perché la castità “custodisce” l’amore autentico.

“Santa Maria Goretti aiuti tutti i giovani a sperimentare la bellezza e la gioia della beatitudine evangelica: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). La purezza di cuore, come ogni virtù, esige un quotidiano allenamento della volontà e una costante disciplina interiore. Richiede anzitutto l’assiduo ricorso a Dio nella preghiera” (GIOVANNI PAOLO II. Angelus, a Castel Gandolfo, 6/7/2003) 

Gli Araldi del Vangelo sono devotissimi di questa grande Santa e del messaggio di cui è portatrice, messaggio di cui gli Araldi con le loro missioni mariane si fanno portatori e offrono a tutti, particolarmente ai giovani.

“Questo è stato un fattore preponderante perché, nel 1902, il mondo cristiano potesse aver conoscenza della tragica storia di una contadina italiana di appena undici anni, brutalmente assassinata con 14 pugnalate, mentre difendeva fino al martirio la virtù angelica. Il suo nome – Maria Goretti – “se si presenta come un incitamento allo zelo della Chiesa alla purezza, al valore di questa virtù che essa sempre ha inculcato. In tal maniera che vale di più la pena per la persona sacrificare la sua vita che perdere la castità”.

Con queste sapienti parole Plinio Correa de Oliveira parlava e esprimeva tutto il suo amore e la devozione verso la piccola martire.

La vera felicità esige coraggio e spirito di sacrificio, rifiuto di ogni compromesso
con il male e attitudine a pagare con la propria vita la fedeltà a Dio e ai suoi Comandamenti.